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La storia infinita

Creato il 06 aprile 2014 da Abattoir

di Gea Nicoletti

No, non è solo il titolo di un film, è anche la descrizione riassuntiva della mia carriera universitaria.
Tutto ebbe inizio quando, durante l’ultimo anno di liceo, decisi di iscrivermi ai famigerati test di ammissione: «Medicina? Ovvio, ma provo anche Biologia, non si sa mai! E anche Farmacia, non vorrei rimanere un anno a spasso». Per un totale di 150 euro più 3 euro di commissioni bancarie. «È un investimento» mi disse mio padre, eccitato dall’idea che potessi diventare un medico ma ignaro di quello che sarebbe successo nei due anni successivi.
Risultato: test di Medicina fallito, test di Farmacia e Biologia superato. Da qui la prima confusione sul futuro: Farmacia o Biologia? Erano comunque un ripiego; la decisione era ardua, avrebbe cambiato la mia vita. Durante tali interrogativi arriva una mail da UNIPA: «Hai tre giorni di tempo per pagare 850 euro di tasse e concludere le pratiche di immatricolazione». Ansia: mi sentivo la protagonista di The Ring.

Ok, scelgo Biologia, la più vicina alla mia indole.

Immatricolazione, pratiche su pratiche, ISEEU, ISPEU e varie. Sono una studentessa dell’Ateneo di Palermo: comincia qui il mio viaggio, concluso solo oggi, quando mi ritrovo seduta a seguire la prima lezione di immunologia con i miei colleghi futuri medici e a scrivere della mia storia e a riderci un po’ su perché, credetemi, di lacrime ne ho versate fin troppe.

Dopo il primo anno di Biologia, convinta delle mie scelte e più sicura di me grazie a tutti gli esami sostenuti, riprovo il test per l’ammissione a Medicina e… lo supero! La mia felicità dura circa una settimana e poi scompare insieme alla speranza di avere una normale vita universitaria. È importante precisare che quell’anno erano cambiate le modalità di ammissione, in poche parole allo studente che sosteneva il test a Palermo era permesso di concorrere anche per gli Atenei di Catanzaro, Catania e Messina. Io, ovviamente, andai a finire a Catanzaro a causa del basso punteggio ottenuto e fui trasferita dopo solo un mese a Messina grazie allo scorrimento delle graduatorie. L’ammontare delle spese fu: 500 euro per le tasse di Catanzaro e 650 per quelle di Messina. A gennaio, quindi, mi ritrovai in una nuova città, senza conoscere nessuno, impossibilitata a sostenere esami durante la sessione di febbraio, con l’intenzione di tornare a Palermo il prima possibile e con un piano di studi vuoto in quanto le materie sostenute a biologia non mi erano state convalidate. Ma era inutile piangersi addosso, dovevo rimboccarmi le maniche: preparai dunque due materie con esiti disastrosi. Caddi e mi rialzai di nuovo. Raggiunsi 23 crediti a metà luglio, una grande soddisfazione. Chiamando la segreteria di Palermo mi fu assicurato verbalmente il trasferimento: era sufficiente aver ottenuto 18 crediti entro luglio; il bando sarebbe uscito a giorni.
Il 30 luglio, però, apprendo che “sono strettamente necessari per il trasferimento in entrata 25 CFU sostenuti entro e non oltre il 30 agosto”.
Ebbene sì, non ce l’avevo fatta per due crediti: nuova disperazione, infinita rabbia a causa dell’illusione provocata dall’incompetenza dei segretari e consapevolezza di totale impotenza.
Cado e mi rialzo, di nuovo! Meno di una settimana dopo il termine di scadenza del bando sostengo l’ultimo esame del primo anno e raggiungo quota 37 CFU.
Comincia il secondo anno e, presa coscienza del fatto che avrei dovuto studiare lì per un altro anno, cambio casa e comincio ad integrarmi con i miei colleghi messinesi. Forse era destino!
Un bel giorno di novembre però, durante una lezione, si sparse una strana voce tra i colleghi: Tizia era stata trasferita a Palermo. E quanti crediti aveva Tizia? 10. Schizofrenia pura, trasformazione da cucciolo di panda a cane lupo rabbioso, 300 chiamate in segreteria alle quali ovviamente nessuno rispondeva. Decisi di contattare la diretta interessata per chiedere spiegazioni, ma la risposta fu questa: «No tesoro, io ho presentato ugualmente domanda di trasferimento perché sapevo che le domande erano minori dei posti disponibili!».
«Ma c’era scritto che era strettamente necessario averli!».
«Sì, lo so, a me questa cosa l’ha detta mio zio che lavora in segreteria».
La voglia omicida continuava ad aumentare. Tornai a Palermo con l’intenzione di bruciarla al suolo e al mio arrivo in segreteria trovai un amico che tentò di calmarmi. Scrivemmo insieme una richiesta di trasferimento straordinaria in cui indicavo inoltre tutta la situazione verificatasi a causa del loro bando scritto probabilmente da un babbuino impazzito.
Corsi a consegnare: «Signorina, ma questo bando è scaduto da due giorni!».
Bando? Quale bando?! E già, c’era un altro bando, nascosto nei meandri del nuovo sito Unipa, dove solo i nipoti dei segretari potevano trovarlo.
Dopo un mese di attesa e di viaggi Messina-Palermo per avere notizie sia sulla presa in considerazione della mia domanda (essendo in ritardo) che sulla pubblicazione della graduatoria di trasferimento, mi consegnano un nullaosta, in un giorno qualunque, senza preavviso.
«Ma le graduatorie?».
«Usciranno a giorni». Sono passati tre mesi ed io non ho mai visto nemmeno l’ombra di una graduatoria.
Comincio le pratiche: 100 euro per il trasferimento in uscita da Messina, 50 per quello in entrata a Palermo e 60 per la richiesta di convalida esami.
Concludo le pratiche con una felicità mai provata per aver raggiunto il mio obbiettivo il 16 dicembre. Nella speranza di poter sostenere qualche esame durante la sessione di gennaio/febbraio accedo al portale e trovo il piano di studi disattivato. Chiamo la segreteria ed ovviamente nessuna risposta. A gennaio mi reco in segreteria per l’ennesima volta (dopo aver aspettato quindici giorni conoscendo i tempi della segreteria) a chiedere spiegazioni; ecco la risposta:
«Ma lei ha accettato la delibera di trasferimento?».
Cioè, io richiedo un trasferimento, questo viene accettato ed io devo accettare quello che loro hanno già accettato. C’è qualcosa che non va. Anche riguardo le materie da convalidare accade qualcosa di strano: dopo un mese e mezzo dal trasferimento la segreteria di Palermo mi informa che non è ancora arrivato nulla da Messina, e da Messina mi dicono di aver mandato tutto: in conclusione UNIPA dà la colpa alle vacanze di Natale per il mancato arrivo della posta, probabilmente portata a spalla da uno schiavo egiziano con problemi di gambe. Sono costretta quindi a saltare gli appelli di gennaio/febbraio.
Solo il 19 marzo, dopo un’attesa di due ore e un quarto dietro la porta dell’ufficio del Presidente di Facoltà (in ritardo a causa del traffico a detta sua), ricevo il foglio attestante la convalida delle materie e scopro di aver perso 6 crediti per una materia sostenuta a Messina con una differenza di 0,5 CFU . Torno a casa felice.
Adesso posso finalmente urlare: VAFFANCULO UNIPA! IO CE L’HO FATTA!


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