La storia la ignora, ma Villa Lucia brilla di luce propria

Creato il 01 luglio 2014 da Vesuviolive

Risalente al magnifico anno della nostra rivoluzione repubblicana, al tempo in cui buona parte delle nostre più belle intelligenze scientifiche e filosofiche furono disposte a perdere letteralmente la testa (sul patibolo) per la costruzione di un popolo napoletano degno del suo nome, la Villa Lucia ad Ercolano irretisce la nostra curiosità per svariati motivi. Il primo e più importante è che non si sa quasi nulla della sua storia, rispetto alle altre Ville Vesuviane.

Attraverso una fugace ricerca d’archivio si scopre che si ignorano sia la proprietà che storicamente la vollero edificata, sia l’architetto che la innalzò, sia i condizionamenti che più di altri la determinarono nelle sue stratificazioni.

Nonostante oggi ci appaia molto poco delle sue sembianze originarie, la Villa Lucia non scade in eleganza, e sensazionale è la visuale panoramica del Vesuvio che si apre a partire già dal portale d’ingresso. Come una cornice che non è da meno rispetto il dipinto, incornicia ciò che ci apre attraverso con imponenti vesti in piperno, attraverso le quali un androne con volta a botte avvolge lo sguardo di chi spia con sguardo esercitato.

In fondo a tutto, al margine destro del prospetto posteriore dei giardini, si erge una torre a pianta ottagonale, dai lineamenti gentili alla vista con una cupola a sesto ribassato e pinnacolo con volute a pigna, in pietra nera del Vesuvio. Come rimane ancora una volta per le domus pompeiane, negli attuali scavi, ciò che ci strappa al torpore delle linee ortogonali moderne e alle curve contemporanee delle archisculture del nuovo millennio, è il giardino. Il giardino è in Villa Lucia il buco della visione, il vortice originario che ci restituisce a reminescenze settecentesche, e ci insegna nuovamente al chiasma della visione, ci riammaestra a vedere. Attraverso un lungo viale si giunge a un tipico cancello in ferro, incardinato da piedritti con lesene doriche e decorazioni in stucco. Il cortile e il giardino sono ciò che restituiscono la dialettica ancora magmatica dell’intero complesso, e le forze intelligenti che hanno guidato la squadra e il compasso, il filo a piombo e il martello, il pennello e lo scalpello, il piccone e il mattone. Le aperture ad oculo, incorniciate e sistemate sotto l’androne e il sedile di pietra collocato al centro simula l’apertura di un vano. Lo sguardo termine tutto nel risucchio della visione di un edicola votiva, con timpano triangolare e statua di San Gennaro.

Ancora una volta è nelle opere minori che le costanti dialettiche di un’epoca vengono restituite più fedelmente. Come Il Dramma barocco tedesco di Benjamin ci informa, anche gli esempi di maniera presentano delle forti cariche espressive e spunti di riflessione per nulla banali.

Foto Matilde Falcone


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