La presenza di Mugabe spiega molto bene il fenomeno Wojtyla, personaggio la cui santità (?) è stata più volte dichiarata e abbracciata dalle folle, amato anche dai non credenti. Ma a ben guardare nella sua vita si possono scorgere molti Mugabe, un tempo pubblicamente frequentati, oggi quasi nascosti ma comunque presenti, per l’ultima volta, per rendere omaggio all’amico di sempre. Giovanni Paolo II non è stato un papa santo, e fortunatamente fotografie, registrazioni e filmati ci permettono di testimoniarlo. Speriamo che un giorno anche la storia se ne ricordi. Fino a quel giorno, ci pensiamo noi di Oblio a rinfrescarvi un po’ la memoria, con alcuni avvenimenti particolarmente salienti [si ringrazia il blog Il non-senso della vita per il pratico elenco]:
4 marzo 1983. All’aeroporto di Managua in Nicaragua Giovanni Paolo II svillaneggia pubblicamente il ministro della Cultura padre Ernesto Cardenal, inginocchiato di fronte a lui in segno di rispetto, per aver accettato di partecipare al governo sandinista. In seguito, in combutta con il cardinal Joseph Ratzinger, combatterà duramente la teologia della liberazione, di cui Cardenal era uno dei principali esponenti, riducendola al silenzio.
20 febbraio 1987. L’arcivescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR, riceve un mandato di cattura dal tribunale di Milano per il coinvolgimento della banca vaticana nello scandalo del Banco Ambrosiano: lo stesso che porterà alla morte dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. Il papa fa quadrato attorno al “banchiere di Dio”, noto per aver dichiarato che “non si dirige una banca con le Ave Maria”, e lo lascerà al suo posto fino al pensionamento per i raggiunti limiti di età nel 1997.
3 aprile 1987. A Santiago del Cile Giovanni Paolo II si affaccia sorridente a salutare la folla dal balcone del Palazzo Presidenziale in compagnia del dittatore Augusto Pinochet, e prega con lui nella cappella del Palazzo: lo stesso in cui nel 1973 era stato assassinato da Pinochet il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. In seguito, nel 1993, impartirà al dittatore cileno una benedizione apostolica speciale in occasione delle sue nozze d’oro. E nel 1999, quando Pinochet sarà arrestato in Inghilterra per crimini contro l’umanità, gli manderà un messaggio di solidarietà.
6 ottobre 2002. Giovanni Paolo II canonizza, dopo averlo già beatificato il 17 maggio 1992, il prete franchista Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Paga così il debito nei onfronti della Prelatura della Santa Croce, i cui membri e simpatizzanti l’avevano dapprima eletto al soglio pontificio, e avevano poi sanato i debiti dello IOR, dissanguato dai finanziamenti a Solidarnosc. Alla cerimonia di canonizzazione partecipano, tra gli altri, per loro e nostra vergogna, anche Massimo D’Alema e Valter Veltroni.
24 marzo 2003. Giovanni Paolo II ricorda con affetto il cardinal Hans Hermann Groer, dimessosi da primate d’Austria nel 1998 per aver abusato sessualmente di circa duemila ragazzi. Recentemente il cardinal Schoenborn ha denunciato la sistematica copertura di Groer e altri violentatori, da parte della curia di Giovanni Paolo II, e in particolare dell’ex segretario di Stato cardinal Sodano e dell’ex segretario particolare del papa cardinal Dziwisz, ma è stato messo a tacere e redarguito ufficialmente da Benedetto XVI.
30 novembre 2004. Giovanni Paolo II abbraccia pubblicamente padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Dio, nella fastosa e festosa celebrazione dei suoi sessant’anni di sacerdozio, e lo omaggia per “un ministero sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo”. Dimentica di dire che per mezzo secolo il prete ha sistematicamente violentato seminaristi e fedeli, e ha convissuto regolarmente e contemporaneamente con quattro donne, da cui ha avuto cinque figli, che ha sia violentato che portato in udienza dal Papa.
Ma se da un lato fu tanto propenso a beatificare le personalità di spicco della destra cattolica, dimenticò ben più rapidamente i suoi confratelli marxisti. Un esempio che dovrebbe pesare sulla coscienza personale del neo-beato e di tutti i suoi fan è la vicenda dell’arcivescovo salvadoregno Romero, dimenticato in vita, ucciso violentemente dal governo fascista, ricordato (ben poco) dopo la morte, e condannato in seguito all’oblio.