Come appare,
un mio passo,affondato,
fra le stelle bianche della sabbia,
che mi porta,mentre lascio una scia,
di brillante anima dagli occhi vividi,
che non si ritrova,come la stoffa,
che lega,i pensieri e le conduzioni,
al mio pianeta brulicante,
al mio andare,dove,
mi piace più,ricadere per sempre.
Ricordo davanti a me,
persone rifarmi il viso,
con cui le avevo guardate,
aprire le mani,
produrre uno strillo,
che mi porta la linea lontana,
mentre forse volevo crollare,
fra le braccia,
che provano le stoffe,
forse quelle del mio richiamo,
forse quelle che aprono la bocca,
mostrano dov’è il gingillo finale,
del mio viaggio,
la brocca aperta,ai vapori,
alla voce eterna,che mi sorveglia,
stringendo le guance.
Provo,ad andare,
dove finisce la mia strada,
dove persone che sembrano saltate,
su costruzioni di galassia,
stanno con le gambe,
a vedere dove lo schizzo,
farebbe per me meglio,
a urlare di sopraffazione.
Ma era un pezzo di vita,
risollevare allora da me,
l’alba atomica,che apre,
lo scrigno della mia testa azzurra.