Piccolo preambolo iniziale. La strada, di Cormac McCarthy, è uno dei libri più belli - se non il più bello - che ho letto quest'anno. Un romanzo di una forza indicibile, capace di prenderti, di scuoterti fino all'ultimo, fin dentro; un romanzo che ti svuota di tutto, ti riempie di angoscia, ti fa male, e non ti lascia, benché tu voglia scappare, ti tiene forte a sé. Ti stritola. Poi ti ricompone, alla fine, si assicura che tu stia bene, che nel trauma non abbia riportato conseguenze permanenti. E rimani solo a riflettere, a ripensare a questa assurda, meravigliosa, drammatica storia che è La strada.
Ambientato in una realtà post-apocalittica, fosse stato scritto da qualcun altro, La strada avrebbe potuto apparire come una lunga, interminabile descrizione di un viaggio senza fine, senza scopo. E invece è proprio il cinismo e la spietatezza con cui l'autore sottolinea ed evidenzia ogni sfumatura di dolore e di tragedia; è la crudeltà con cui l'autore mette a nudo, priva di ogni dignità umana i suoi protagonisti; è lo sprezzo della sensibilità del lettore a rendere questo testo unico ed eccezionale.
In un mondo di cenere e disperazione, un padre e un figlio seguono l'ultimo brandello di speranza che li ha spinti in un viaggio senza destinazione. Come animali forzati da istinti primitivi, i due profughi cominciano la loro migrazione. Dove sono diretti? Verso sud. Li guida l'insensata speranza di trovare riparo alla tragedia che ha pervaso tutto di distruzione e dolore. Intorno a loro niente e nessuno. La vegetazione è scomparsa. Gli animali sono morti tutti. Nei fossi scorrono rigagnoli di fanghiglia densa. Pochi umani superstiti si aggirano in lande coperte di cenere. Si dividono in "buoni" e "cattivi". Ma in fondo sono tutti uguali, belve assetate di vita, che cercano di mantenersi aggrappati a quest'inferno di dolore.
Qual è il significato della vita? Qual è il suo valore? Cosa vogliono dire parole come affetto, sogni, incubi, male? Dove sono finite le illusioni del passato, le ombre di quel mondo che non esiste più? Al chiarore di un fuoco caldo, riscoprire il sapore dolce dell'acqua o di una pesca sciroppata zuccherosa in un barattolo arrugginito dal tempo, diventa un momento di gioia - se per i sentimenti c'è ancora spazio nei corpi prosciugati e intirizziti degli uomini.
Cormac McCarthy - L'autore
Non è facile sopravvivere. Non è facile scegliere di continuare a vivere. L'immagine della morte si aggira nelle terre desolate e non fa più paura della vita. Ci vuole coraggio per scegliere di alzarsi la mattina e sfidare il dolore, la distruzione, il nulla.Il romanzo si apre e si chiude silenziosamente. Non c'è bisogno di rumore o di urla per creare la drammaticità. Il silenzio sa essere malvagio. E questo libro è l'immagine della crudeltà, del dramma della vita, ma in fondo anche dell'amore e della speranza, quasi imprescindibili, anche nella landa più desolata.