Magazine Libri
Libro tra l'altro da me letto e recensito nell'Atelier di una lettrice compulsiva .
Marco Siena, classe 1976, nasce e vive in provincia di Modena con la moglie Elisa e la piccola Eleonora Emilia. Oltre che a musicista metal mancato, è lettore e scrittore da sempre, scrivendo i primi racconti nell'ambiente dei giochi di ruolo. Da qualche anno, si occupa di distribuzione di prodotti per bar e tabaccherie, lavoro che trova ideale per trovare spunti per i suoi scritti.
Ha partecipato ad alcune antologie con racconti horror e fantastici, e ha esordito con Le Nove Stelle per Butterfly Edizioni. Dallo scorso anno cura anche un blog, primadisvanire.it, dove occasionalmente regala ebook contenenti novelle.
Benvenuto Marco nel blog che non a caso si chiama La mia strada fino a qui. Iniziamo con una domanda di rito: come ti sei accostato al mestiere della scrittura? Quando è nato il bisogno di mettere le tue storie su carta?
Grazie per l’ospitalità, Alessandra. Rispondere a questa domanda è piuttosto semplice. Ho iniziato a leggere e a scrivere in età prescolare, passando dai fumetti ai libri delle mie sorelle, molto più grandi di me. Mi piaceva molto anche la musica e disegnare, quindi si è trattato solo di scegliere la via che facesse per me. Dopo alcuni tentativi negli altri due settori, mi sono dedicato infine solo alla scrittura. È l’unica cosa che mi viene naturale e che posso fare da solo. Non sono adatto alle collaborazioni.
Vuoi raccontarci come è avvenuto l'incontro con la Butterfly Edizioni?
È successo forse per caso. Ho visto che un mio caro amico aveva appena messo il “mi piace” sulla pagina della casa editrice su Facebook e non ho potuto fare a meno di curiosare. Ero in cerca in quel periodo, di una casa editrice che mi convincesse, e vederne una così giovane, determinata e a pochi passi da casa mia, è stato un richiamo irresistibile.
Le Nove Stelle. Come è nata l'idea di questo libro, e cosa si ritroveranno di fronte i lettori qualora decidessero di leggerlo?
Anni fa, e ora purtroppo la memoria inizia a ingannarmi, stavo ascoltando un cd di Loreena McKennitt. Una canzone in particolare continuava a girarmi in testa. L’ascoltavo e la riascoltavo. Imparai al testo a memoria e la canticchiavo anche in auto, immaginandomi la scena descritta. Due persone si incontravano su una spiaggia e ballavano, per poi doversi lasciare. Volevo ricreare in qualche modo quell’immagine e da lì ho buttato giù la prima scaletta. Per il lettore che inizierà il libro, consiglio di non rimanere spiazzato dall’inizio, che ritrae proprio questa scena, e non farsi ingannare dalla parvenza di “love story”, ma di continuare perché non tutto è quello che sembra. E in questo libro è proprio così.
Chris è un personaggio tormentato, un personaggio che si vedrà costretto a fare delle scelte importanti per la sua esistenza. Quanto c'è di te in Chris?
Mi ritrovo poco in Chris. Di lui condivido solo alcune immagini o riflessioni che gli ho donato. Per il resto, io sono molto deciso e difficilmente mi faccio trascinare dagli altri o avvilire. Forse sai cos’abbiamo in comune? Che a volte la solitudine è l’unica via per lasciarci riflettere, quasi fosse una necessità.
Per il personaggio di Rusty ti sei ispirato a qualcuno di particolare?
Di Rusty potrei dirti che il suo mondo è un collage. Il suo albergo è descritto sulla falsariga di quello che frequentavo io al mare. Il nome è un omaggio a un locale del posto che ora non c’è più. Per il carattere e la fisicità invece, sono partito da zero, completamente.
Vuoi citarci un passo del libro che reputi importante e significativo per l'intera storia?
Certo. C’è un passo che abbiamo scelto io e il Compare, l’amico che mi segue nelle presentazioni, che facciamo leggere alle serate. Uno dei tanti, naturalmente, ma che spiega bene i toni del libro:
«Ehi Rusty», disse.
«Ben trovato Nathan.»
«Bevi qualcosa?»
«Quello che hai preso tu. Volevo presentarti Chris, è un mio vecchio amico. Ha bisogno di un tatuaggio», disse Rusty.
Chris capiva a metà quello che si dicevano i due, osservando il tatuaggio che terminava dietro l’orecchio destro di Nathan. Sotto le luci stroboscopiche sembrava entrasse e uscisse dal colletto della giacca, come un serpente, ma un attimo dopo tornava a essere solo un complicato arzigogolo tribale, di cui ignorava il significato e l’origine.
«Con piacere. Che tipo?», chiese Nathan.
«Vieni qua Chris. Ti vanno le nove stelle?»
Parliamo ora di lettura. C'è un libro che consiglieresti ai lettori del blog? E quali sono in genere le tue letture i tuoi autori preferiti?
Molto spesso ho consigliato di leggere tutto ciò che ha scritto Dickens. Ogni tanto ho provato spassionatamente a suggerire La Collina dei Conigli di Adams. Ora come ora, invece posso consigliare La Strada di McCarthy, una rivelazione. Da queste tre citazioni, puoi capire che la mia biblioteca è abbastanza eterogenea.
Il paranormale e il mistero sono due generi che io personalmente adoro. Scriverai ancora opere di questo tipo oppure proverai a cimentarti in altri generi letterari?
Credo che rimarrò sul genere, o almeno in parte. Non posso farne a meno. Lo dico sempre anche a mia moglie: non potrei scrivere un storia senza un pizzico di paranormale. Ogni tanto è anche più di un pizzico.
A quando la tua prossima opera?
Ho ultimato mesi fa la revisione di Prima di Svanire, un romanzo sperimentale a cui tengo particolarmente. Spero di potervelo far leggere presto. Anche in questo c’è qualcosa di paranormale, ma sullo sfondo, quasi una presenza scomoda e non tangibile. E c’è anche dell’orrore, l’orrore dell’umanità però.
Per concludere una domanda personale: ti faresti mai tatuare le Nove Stelle sul braccio?
Ti confesso che non amo i tatuaggi. A 16 anni, se mia madre me lo avesse permesso, mi sarei riempito le braccia. Poi questa idea è sparita, lasciando solo la passione per i piercing. Potessi, ne avrei uno al sopracciglio e uno al naso. Purtroppo per questioni di lavoro, mi devo accontentare delle anelle ai lobi.
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