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La strada verso casa (e verso le polemiche) - Guest Post#2
Creato il 20 novembre 2013 da Loredana GasparriTanto per seguire il filone delle polemiche, ecco un'altra pietra dello scandalo: Fabio Volo. Leggendo qua e là, in diversi blog, viene giudicato anche piuttosto pesantemente, e di conseguenza chi lo legge. Una sorta di anticristo del mondo della scrittura, autore di libri risibili, inconsistenti, beniamino di lettori altrettanto risibili e inconsistenti. Specchio disastrato e causa deleteria del degrado della nostra scarsità intellettuale contemporanea. Davvero? Un uomo solo è in grado di causare/spiegare la cronica deficienza di lettura nel nostro paese? Dev'essere molto potente. Meglio farvi attenzione. A parte le mie considerazioni sarcastiche, come per molti altri autori crocifissi e osannati allo stesso tempo (i primi nomi che mi vengono in mente: Dan Brown e Federico Moccia), anche Fabio Volo rientra in quella categoria un po' in chiaroscuro, di persone che hanno qualcosa da esprimere, e lo fanno parallelamente al mestiere che fanno di solito. Fabio Volo non ha la coscienza etico-politica e le convinzioni granitiche di Dante Alighieri, non ha l'immaginazione condita di umorismo di Ariosto, non ha il cuore poetico di Leopardi, non ha la veemenza frangiregole di Marinetti, o la capacità critica di Benedetto Croce. Sono più che d'accordo. Vogliamo crocifiggerlo, per questo? Volontariamente, non mi accosterei ai suoi libri. Come sanno i lettori compulsivi, furiosi, o semplicemente incalliti, "sento" se un autore fa per me, o no. Mi sono trovata in casa un paio di libri di Volo, perché mi sono stati regalati. Non mi sono trasformata in Hulk, e nemmeno ho subito mutazioni genetiche. Li ho letti, riposti negli scaffali, e...dimenticati. Semplicemente, Fabio Volo non fa per me, poiché non è riuscito ad artigliare la mia attenzione sufficientemente a lungo da farmi pensare di aver bisogno delle sue parole. In libreria, oltrepasso tranquillamente le piramidi di Cheope costruite con i suoi libri, e mi dirigo verso gli scaffali in fondo, dove sicuramente trovo qualcosa che mi solletica. A schiere comprano i suoi libri, demolendo le suddette piramidi di carta scritta da lui? Bene. Io vado a scavare altrove. Sono responsabile della mia testa, del mio cuore e delle mie opinioni, e del cibo con cui decido di nutrirle. Ora chiudo con le mie sarcastiche considerazioni personali, e lascio la parola a Simona, che ha letto La strada verso casa di Fabio Volo, e ha alcune opinioni da esprimere.
"Ho finito di leggere l’ultimo libro di Fabio Volo e sono nel limbo dell’incertezza, un incrocio di due strade senza sapere quale è meglio percorrere: questo libro mi è piaciuto o non mi è piaciuto?E’ un racconto che tieni incollati alle pagine per la smania di sapere come andrà a finire, quindi mi chiedo e mi dico: dovrebbe essere catalogato come un bel libro.Non so rispondere a questo dubbio, posso dire che è un libro semplice, una lettura senza impegno per chi vuole passare qualche ora lontano dal mondo senza pensieri, ma è anche una lettura che può diventare impegnativa se ognuno ha voglia di soffermarsi su frasi che possono passare inosservate o se si ha la voglia di analizzare un po' più a fondo una “banale” storia di vita di due fratelli, che per tanto tempo non riescono a superare dolori e incomprensioni incontrati sulla loro strada.Spesso, leggendo, incontriamo riferimenti agli anni ’80 paragonati ai giorni attuali. Ed è proprio dietro a queste frasi che se vogliamo possiamo fermarci a riflettere, quasi a direi era meglio ieri o meglio oggi?Si viveva meglio prima con la poca tecnologia, con le ricerche fatte con i compagni di scuola sulle enciclopedie, o meglio adesso che tutto è a una portata di click, tutta questa trasformazione come ci ha portati a essere e come ci ha trasformati nelle relazioni con chi ci sta a fianco?Linguaggio non ricercato, descrizione di una vita come tante, evoluzione di un rapporto tra due fratelli dall’età adolescenziale all'età adulta con solide basi educative, l’affronto della ferita lasciata dalla sofferenza della perdita della mamma, fino alla libertà dell’anima per poter ricominciare a vivere.
Gli anni ottanta sembrava avessero spazzato via tutto questo, insieme alla cura del risparmio. Quello che guadagnavi spendevi, e se non bastava potevi fare un leasing. La vita non era più costruirsi un futuro ma comprare un biglietto della lotteria. Forse è stato in quegli anni che le parole hanno iniziato a perdere il loro significato, e diventare maschere senza dietro un volto. Tutto era accrescitivo e superlativo.
A voi la scelta …. Leggere per riflettere o leggere come passatempo non impegnativo ….. quasi quasi ricomincio a leggerlo.
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