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La strage di Brindisi

Creato il 20 maggio 2012 da Cultura Salentina

Dino Licci-Cristo- acrilico su tela 50X70

Dipinsi questo quadro, io agnostico, non ricordo più dopo quale evento, ma certo uno dei più terrificanti degli ultimi decenni per esprimere, attraverso l’icona di un Cristo sofferente, tutto l’umano dolore. Ma l’afflizione e il tormento che ho qui raffigurato, sono ancora poco, troppo poco per descrivere l’angoscia, il disgusto, l’incredulità di fronte ad un atto di tale vigliaccheria, di tale brutalità, da essere nei secoli dei secoli ricordato come la massima espressione della nefandezza cui l’animo umano può giungere.

Mi sono commosso come tutta l’Italia, come tutto il mondo, a pensare che quelle ragazzine falciate da quell’ordigno mortale, pochi secondi prima sorridevano alla vita, loro, la parte migliore di noi, nel pieno dell’età più bella fatta di speranza, di amorini, di gioia di vivere. Mi sono ricordato di una frase che De André usò nel “Suonatore Jones” per evocare la fragranza della giovinezza: “… per un fruscio di ragazze a un ballo …” disse, perché sono loro, le ragazze, a rappresentare appieno la gioia di vivere, la speranza, la serenità che presto lasceranno spazio ai tanti problemi della vita. Sono belle da vedere, sono tutte belle a prescindere dai loro lineamenti più o meno regolari, sono belle perché ci ricordano la nostra giovinezza, la paura delle interrogazioni, la trepidante attesa della pagella.

E ora affollano il “Perrino” ferite più o meno gravemente, una ormai morta, un’altra gravissima, tutte segnate indelebilmente da un avvenimento, il più nefasto che potesse loro accadere. E i loro libri, i quaderni, i diari spaginati dal vento, sembrano piangere anche loro nel raccontare al mondo il destino delle loro padroncine, ferite nei loro corpi, straziate nelle loro menti così giovani e già così provate dalle brutture del mondo. È un lutto profondo quello che ci colpisce, un dolore inenarrabile che scuote le nostre menti incredule nel constatare che la specie uomo possa nascondere il seme di una follia omicida, che non arretra neanche davanti alla purezza immacolata della più limpida adolescenza.

Ma piangere non basta. Bisogna reagire, bisogna che la parte migliore della società, che certamente è la più numerosa quand’anche sia silente, reagisca con tutta la propria forza, per sconfiggere la codardia, la connivenza, l’omertà che oggi alligna nei meandri più reconditi della nostra Nazione, creando un argine contro un neoterrorismo che trova la sua genesi nella corruzione, l’ignavia, l’incapacità di gran parte delle classi dirigenti che, come rappresentanti del popolo, devono assumersi le loro responsabilità e dare l’esempio subito, SUBITO con uno stile di vita sobrio, integerrimo e soprattutto rigido ed inflessibile contro i “poteri forti” che mostrino una qualsiasi connivenza con le associazioni mafiose. Soltanto agendo tutti insieme, consci del pericolo che ci sovrasta, potremo sperare di emarginare i parassiti, i violenti, i criminali che meriteranno, se scoperti, pene veramente esemplari che siano di monito per tutti ed aprano la strada a una democrazia veramente degna di un Paese civile.

Disperazione
Il campanello della scuola
oggi non trillerà di gioia
ma di pianto e dolore.

E le ragazze della scuola
mescoleranno l’odore della morte
al profumo dei loro cuori.

Le loro immagini strazianti
graffieranno a lungo i nostri cuori,
mentre ci chiederemo attoniti e perplessi:
ma sono davvero uomini
queste belve assassine e ripugnanti
che lordano di sangue
i gigli immacolati
delle ragazze in fiore?


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