Come noto anche a chi non mastica quotidianamente il regno del grande capitale e del capitalismo imperante made in USA, il nome Rockefeller è collegato a doppio nodo con il mondo del petrolio e del carbone. Le fortune del primo grande capitalista e industriale americano John Davison Rockefeller (New York, 8 luglio 1839 – Ormond Beach, 23 maggio 1937) si basano innanzitutto sull’industria petrolifera e sulla sua filiazione più importante, la Standard Oil con successive ramificazioni (onde scansare le leggi statunitensi sul monopolio) nella Conoco, nell’Amoco, nella Chevron, nella Esso (ora Exxon) e nella Mobil.
Così, suona tremendamente sospetto che i suoi discendenti, l’attuale famiglia Rockefeller e consociati, abbiano aderito al cosiddétto “movimento di disinvestimento” che sostiene la necessità di disfarsi delle aziende del petrolio, del gas ed anche del carbone.
Si noti che il Fondo Rockfeller possiede e controlla il 7% di assets mondiali in combustibili fossili e che una mossa del genere, il graduale disinvestimento, porta a conseguenze di non poco conto in borsa, a livello di investitori e sul piano istituzionale.
Fa ancora più impressione ascoltare le dichiarazioni dell’attuale presidente del Fondo Rockfeller, secondo cui l’operazione messa in atto è in linea con i desideri del “padre fondatore” John D. Rockefeller, il quale, nella sua lungimiranza, avrebbe sicuramente abbandonato i comustibili fossili per giocare le proprie carte nel campo delle rinnovabili e dell’energia pulita.
Una dichiarazione che suona stridula quanto un unghia grattata su una lavagna: J. Rockfeller, che ha creato la sua fortuna facendo fallire i suoi concorrenti nel campo dell’estrazione petrolifera, sarà stato anche lungimirante, ma mai caritatevole e tantomeno amante dell’ambiente: si trattava di un uomo del suo tempo, un abile speculatore, capitalista a tutto tondo.
Quindi qui, c’è sotto qualcosa che sta all’amore per l’ambiente tanto quanto un piromane sta alla protezione forestale ed il fatto che la Rockefeller Brothers Fund si dichiari impegnata nella lotta contro il cambiamento climatico tanto da spingersi ad abbandonare i combustibili fossili alla vigilia del vertice sul clima delle Nazioni Unite (23 Settembre 2014), fa fortemente sospettare che le vere motivazioni siano altre.
Quali? Secondo alcuni è possibile che il Fondo Rockfeller sappia qualcosa che la massa non conosce, forse un’impennata nelle scoperte delle fonti energetiche alternative attualmente in sviluppo, quali la fusione fredda o/e il LERN, oppure una mossa puramente legata al crollo prossimo venturo del dollaro quale moneta primaria, da sostituire rapidamente con oro ed altre fonti di ricchezza non compromesse o ancora – e questa è l’ipotesi più credibile – la diversificazione degli investimenti (non solo energie fossili dunque) per cercare di mantenere comunque un controllo centralizzato delle fonti di energia, attraverso il mirato acquisto dei brevetti delle fonti alternative e della ricerca sulle stesse “nuove” fonti.
Niente a che fare, dunque, con una pretesa miracolosa conversione sulla via di Damasco del capitalismo in ambientalismo tout court.
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