I Flagellanti del Venerdì Santo - Goya
Alla fine del Post "Ipocrisie Religiose" accennavo come, a mio avviso, il principale cruccio della Chiesa Cattolica non fosse un eventuale e probabilmente circoscrivibile islamizzazione dell'Europa, quanto l'incedere inarrestabile della secolarizzazione. Immagino che nei Sacri Palazzi venga perfettamente percepita la differenza che passa tra il definirsi appartenente ad una religione e il far parte di una comunità vera, in altre parole tra il potenziale e il suo valore, e la realtà vissuta.In effetti, sebbene ciò abbia un peso non irrilevante, non è ben chiaro quando il dichiararsi cristiano significhi conoscere, condividere e vivere il Cristianesimo e quando sia semplicemente un tentativo di distinguo nei confronti di qualcos'altro. Dopo gli attentati delle Torri Gemelle, alcuni sondaggi davano in incremento dell'8-10% il numero di Cristiani in Italia, ma non registravano un'inversione di tendenza verso il lento ma continuo calo dei praticanti. In effetti gli stessi sondaggi che parlavano di un Italia cattolica al 88% o poco meno, sottolineava come il 65% degli Italiani fosse favorevole al divorzio, come il 73% fosse favorevole all'aborto in caso di malformazione del feto, il 40% favorevoli all'eutanasia e il 58% alla fecondazione assistita (fonti Eurispes 2006). La mia personale lettura, è che in Italia, "cristiano" venga percepito come "occidentale" e nel gioco delle parti tra noi e loro, noi siamo i "cristiani". D'altra parte gli islamici vedono tutti gli occidentali come "crociati" e anche la maggior parte di noi occidentali ignora le molteplici frazioni dell'Islam (Sciiti, Sunniti, Drusi, Aleviti, Alawiti ecc)
La mia convinzione circa la vera paura della Chiesa è supportata dai comportamenti e dai discorsi del Papa, invero sempre piuttosto fumosi, ma indirizzati comunque contro quello che lui ama definire "la dittatura del relativismo".Per il Papa, nell'ultimo discorso in Scozia, la società attuale
necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di fronte alle loro debolezze e fragilità.La voce chiara naturalmente è quella della Chiesa, la quale non può accettare, pena un forte ridimensionamento, che l'uomo, in teoria concepito libero, possa fare scelte arbitrarie non in linea con i dettami religiosi. Ovvio che le parole "giungla", "auto-distruttivo", come del resto "fragilità" e "debolezza", siano astuzie dialettiche per rafforzare l'idea che ci sia assoluto bisogno della guida della Chiesa.Beninteso: della Chiesa, non di Dio, perché al di là della dialettica il problema non è quello della spiritualità ma quello della sopravvivenza di una sovrastruttura.Infatti subito dopo essersi creato il grande nemico, la fantomatica dittatura del relativismo, propone come solutrice
la religione, una garanzia di autentica libertà e rispetto, che ci porta a guardare ogni persona come un fratello o una sorella.Abbiamo ampiamente dimostrato come l'insegnamento del Cristo (amatevi gli uni e gli altri) sia stato molto spesso (anche dalla stessa Chiesa), relativizzato ad una fratellanza all'interno dei correligionari. C'è, e c'è sempre stata, una vistosa differenza tra la fratellanza cosiddetta universale proposta da Cristo e quella praticata dalla religione e dai suoi adepti.Piuttosto strano invece il discorso di Benedetto XVI dinnanzi a Elisabetta II di'Inghilterra, nel quale si compiace dell'opposizione della Gran Bretagna al regime Nazista, quasi non avesse altro da rimarcare che non politiche di settant'anni fa.
"la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero a una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità. Mentre riflettiamo sui moniti dell'estremismo ateo del XX Secolo non possiamo mai dimenticare come l'esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi a una visione monca dell'uomo e della società, e pertanto ha "una visione riduttiva della persona e del suo destino"Ci sono inesattezze piuttosto gravi. Il Nazismo non aveva animo di sradicare Dio dalla società, tutt'altro. Semplicemente voleva rifondare religioni a proprio uso e consumo e, se da una parte c'era una corrente che si adoperava a far risorgere il Paganesimo germanico (Odino e soci), dall'altra ve n'era una maggioritaria che voleva rifondare il Cristianesimo, il cosiddetto Cristianesimo Positivo. Anzi lo stesso Hitler amava l'idea di un Gesù ariano, biondo con gli occhi azzurri (guarda caso l'immagine classica presente in molti santini e chiese), in contrapposizione alla odiata razza semita.
«Non posso immaginare Cristo se non biondo e con gli occhi azzurri, mentre il diavolo lo vedo soltanto con una ghigna ebraica». (A. Hitler, Völchischer Beobachter, 28 aprile 1921)Adolf Hitler era convinto dell'importanza della religione, anzi, a modo suo era molto religioso, al punto da definirsi strumento della Provvidenza, come ebbe a dire dopo il fallimento del'attentato, o ancora prima durante l'ascesa al potere:
La Provvidenza ci guida, noi agiamo secondo la volontà dell’Onnipotente. Nessuno può fare la storia dei popoli e del mondo se non ha la benedizione di questa Provvidenza. (giugno 1937).Nel Mein Kampf scrive addirittura che:
La fede innalza l'uomo al di sopra della vita animale e coopera a fortificare ed assicurare l'esistenza.La stessa Chiesa Cattolica ebbe comportamenti ondivaghi nei confronti del Nazismo, in special modo la chiesa tedesca si trovò spesso collusa con le gerarchie naziste. Incredibile, ma tutto sommato comprensibile (che altro poteva dire?), invece che Benedetto XVI dimentichi come, ad esempio, la religione fosse perlomeno concausa degli efferati delitti degli Ustascia croati, i cui scopi assai simili a quelli nazisti si possono sintetizzare ottimamente nella frase che pronunciò l'allora Ministro dell"Educazione croato Mile Budak:
Per serbi, ebrei e zingari abbiamo tre milioni di pallottole. Uccideremo un terzo di tutti i serbi. Ne deporteremo un altro terzo e costringeremo il resto a convertirsi al cattolicesimoNessuno mette in dubbio la devastazione derivata dai regimi comunisti ma, francamente, pretendere di mettere in secondo piano ciò che fu conseguenza di esaltati profondamente religiosi risulta di una disonestà intellettuale che ripugna.Si dirà che Hitler, gli Ustascia e chissà chi, avevano frainteso il senso della religione.Ebbene, si studi la storia e si cerchi ad esempio una giustificazione alle barbare esecuzioni di massa di quel re Franco passato alla storia come Carlo Magno, alle crociate contro le sette eretiche che predicavano la povertà della Chiesa o se vogliamo allontanarci dal cristianesimo, l'odio iracondo che la religione è capace di istillare in giovani nullatenenti disposti al martirio in cambio di una promessa nell'aldilà.Si spieghi perché nella sua onniscenza il Dio di Benedetto XVI non condusse il popolo ebraico ad una coscienza superiore, come noi la concepiamo ora, o perché non solo permise ma ordinò guerre e stragi o, ancora formulò leggi abominevoli (anche se si insiste a ricordare solo i dieci comandamenti) fotocopia del famoso codice della tanto odiata Babilonia e quindi perfettamente in linea con quei tempi.Si spieghi perché nei campi del sapere per tutto il medioevo e oltre la Teologia era considerata la somma scienza, al punto da oscurare ogni nascente pensiero e scoperta.Si spieghi tutto ciò (e altro ancora, che per ragioni di tempo e spazio non ho modo di riportare) e poi con calma ci si potrà sedere a dissertare su chi e che cosa rende gli uomini "monchi" e quale tra le tante visioni e quella che è più riduttiva della persona e del suo destino.