Potrà sembrare strano, ma penso non ci sia una storia nella quale Ken Parker riveli tanto di sé come Lily e il cacciatore. La stranezza sta nel fatto che l'interlocutore al quale Ken espone la propria concezione della vita non è in grado di capire le sue parole perché si tratta di Lily, una cagnolina.
"...pur non essendo indispensabile, ognuno di noi ha un ruolo ben preciso in questo mondo...E fin qui niente di nuovo... Solo che molti lo collegano all'idea di Dio, io invece lo sento come un dovere verso la gente, verso l'umanità!L'essenza di Ken è racchiusa in queste parole pronunciate ad un animale, che gli ha salvato la vita due volte. La sua religione laica, che si basa unicamente sul riconoscimento della dignità dell'uomo e degli altri esseri viventi e in senso lato della Natura, è espressa ad una cagnolina.
D'altronde, forse anche noi due siamo Dio.. Voglio dire una parte piccolissima di Dio, che unita alle altre di questo mondo e a quelle di altri mondi ancora.."
Se vuoi conoscere Ken Parker, devi leggere questa storia eccezionale, nella quale la protagonista è Lily, una cagnetta. Dopo averla libeta dal morso di una sua tagliola, Ken e Lily diventano subito amici, nasce fra loro quel feeling che unisce due esseri viventi che non possono comunicare se non con sguardi, espressioni del viso, inflessioni della voce, gesti e postura del corpo. Lily ricambia subito e con gli interessi il favore, salvando Ken prima dall'assalto di un branco di lupi, e poi, ferito e bloccato in una grotta, portandogli rami d'albero per accendere il fuoco e procacciandogli il cibo.
Fuori dalla grotta c'è solo neve e freddo e Ken delira in preda alla febbre, sogna la madre che gli racconta una fiaba, canta per sentirsi vivo e Lily improvvisa un balletto alzandosi sulle zampe posteriori. Ken sente avvicinarsi la morte e allora spiega a Lily il suo pensiero laico del significato dell'esistenza.
Giancarlo Berardi sceneggia in modo superlativo una delle storie di Ken più drammatiche e più intense. E solo i disegni di Ivo Milazzo possono rendere viva e poetica questa avventura. Diverse tavole completamente mute e, ovviamente, prive di didascalie raccontano più di mille parole. Milazzo è quasi spietato nel mostrarci come la disperazione trasformi il volto di Ken. Non credo che nelle storie future lo vedremo così sofferente, con un viso così emaciato, la barba lunga e la pelle sporca. Angosciante la sequenza di vignette nella quale gli occhi indemoniati di Ken, devastato dai morsi della fame, si incrociano con quelli innocenti di Lily. L'istinto di sopravvivenza rende Ken furioso e cieco, l'idea di sfamarsi con la carne di Lily gli attraversa la mente obnubilata. Ken prende in mano il coltello, chiama a sé la cagnetta, ma quello scambio ravvicinato di sguardi gli fa cambiare idea all'ultimo istante. Allontana con veemenza Lily fuori dalla grotta e piange disperato per la morte imminente.
Mai in nessun'altra storia Berardi ci mostra Ken attraversare così tanti stati d'animo: dalla spensieratezza iniziale del bivacco attorno al fuoco con i soldati dell'avamposto militare al quale Ken è assegnato, fino alla disperazione della solitudine nella grotta, con tutte le gradazioni intermedie. L'intelligenza e l'stinto di Lily si riveleranno ancora fondamentali per la salvezza di Ken. La scena dello scontro con l'orsa non lascia indenni. Ma non tanto per l'adrenalina che sale quando lo sguardo annebbiato di Ken riesce a dirigere l'unico colpo del suo Kentucky portandolo a segno sul volto dell'orsa ormai a pochi passi da lui. Quanto per il ringhio rabbioso di Lily che allontana dal cucciolo d'orso la mano di Ken ancora grondante del sangue caldo della mamma uccisa. L'uomo riceve una lezione dalla cagnetta, e noi restiamo lì, quasi ci vergogniamo insieme a lui per quello che ha fatto. Milazzo non ce lo risparmia, ritraendo Ken con il volto sporco di sangue e un'espressione contrita che sembra quasi chiedere perdono.
L'epilogo con il ritorno al mondo degli uomini del solo Ken, e non di Lily, rappresenta l'ultima emozione di una storia indimenticabile pubblicata originariamente dalla Cepim di Sergio Bonelli nel dicembre del 1979, ma che si può tranquillamente rileggere nella splendida edizione pubblicata poche settimane fa dalla Mondadori.