Cinema, TV e letteratura da sempre si sono occupati del sogno dell'uomo di poter viaggiare nel tempo; esperienza agognata e, finora, mai realizzata. Si è appena spenta la eco del successo della prima serie televisiva ispirata ad Outlander, la saga letteraria nata dalla fantasia di Diana Gabaldon che ha reso popolari i personaggi di James Fraser e Claire Beauchamp, e cosa fare di meglio se non cavalcare l'onda riproponendone il tema, quanto meno attuale, con un'opera che, pur nella sua originalità, ne richiami l'essenza?
Sempre armati di curiosità quando si tratta di romanzi storici, ne abbiamo scoperto uno che ha destato in noi molta curiosità: La stratega. Anno Domini 1164, libro di Giovanna Barbieri che, con le dovute proporzioni, può essere definita come la risposta italiana a Diana Gabaldon. Giovanna Barbieri nasce a Verona il 15 gennaio 1974, attualmente risiede ad Arbizzano di Valpolicella, frazione del comune di Negrar in provincia di Verona. Laureata in Scienza Politiche ed appassionata di Medioevo, nel 2009, dopo aver letto La Valpolicella dall'alto medioevo all'età comunale di Andrea Castignetti, decide di scrivere un'opera di narrativa ambientata nella sua valle.
La storia si svolge tra il 1162 e il 1165 nella valle Provininensis, l'attuale Valpolicella, e narra le vicende di castellani, cavalieri, armigeri, dame, artigiani, servi e meretrici durante la guerra anti-imperiale contro Federico I, il Barbarossa, che in quel periodo storico bruciava, assediava e depredava le città lombarde e venete. Si tratta di un racconto multifocale e multi-prospettiva, che mescola, nelle giuste dosi, fatti realmente avvenuti e inserti di fantasia, tanto da poterlo definire un romanzo storico-fantasy.
Alice, una donna del XXI secolo, dopo un temporale si ritrova risucchiata nel 1162 in un bosco della Valpolicella. Qui, ferita e confusa, viene soccorsa da una famiglia di contadini semi-liberi che la conducono all'Abbazia del Sacro Cuore di Arbizzano, dove viene curata dalle monache e apprende l'uso delle erbe medicinali. Una volta guarita soccorre per caso un armigero accompagnato da altri due guerrieri. Questi, credendola una spia di Federico I il Barbarossa, la imprigionano nei sotterranei del castello di Fumane. La donna, dopo vari giorni di prigionia, decide di ammettere la sua provenienza (meglio morire di fame o bruciata sul rogo?). Le crede solo il cavaliere Lorenzo Aligari, un monaco ospitaliere che le cela però la sua vera identità. Su richiesta dell'uomo Alice gli insegna a leggere e scrivere. Forte delle sue conoscenze, la donna si prodiga anche nella progettazione di un mulino a vento per l'estrazione e la canalizzazione dell'acqua ed aiuta il falegname Antonio nella costruzione di un trabucco e di un pluteo.
Nel 1163, accusata di stregoneria dal clero, decide di partire per la guerra insieme al cavaliere Lorenzo, fingendosi uno scudiero. Durante la permanenza al castello di Fumane, Alice si fa diversi amici: Luigi l'arciere, innamorato della contessina Chiara Aligari, costretta a sposare il ricco duca Borsetti di San Pietro in Cariano; Angelica, nutrice dei nipoti del conte Aligari; Matteo il costruttore; Francesca, la responsabile delle prostitute che seguono l'esercito...
L'ordito, mantenendo una grande fedeltà al periodo storico in cui si svolgono gli eventi, chiara testimonianza degli accurati studi e della documentazione dell'autrice, cerca di dare una lettura del Medioevo meno tradizionale, diciamo pure intrisa di femminismo. Se da una parte sono proposte ed esaminate quelle che dovevano essere le condizioni di vita dell'epoca, sia dei nobili che delle classi più deboli e disperate, dall'altra l'attenzione della Barbieri si rivolge ad un esame approfondito delle dinamiche relazionali non solo tra classi, ma soprattutto tra individui, e specialmente tra uomo e donna.
È assunto notorio che all'epoca il ruolo della donna fosse estremamente sacrificato, decisamente di secondo piano. Una fanciulla, sprovvista com'era di diritti civili e libertà, completamente in balìa del potere decisionale dell'uomo (il padre prima, il marito o i fratelli poi), era costretta ad accettare, quasi supinamente, la volontà altrui, pena la reclusione in convento o peggio ancora, e destinata perlopiù al matrimonio, ai figli e alla gestione della casa, senza voce in capitolo su alcuna decisione.
L'escamotage dell'arrivo in quel contesto di Alice, una ragazza moderna, indipendente e piena d'iniziativa, permette all'autrice di squarciare la monotona routine della vita di Fumane, portandone alla luce tutti i legacci e gli impedimenti indotti dalle convenzioni sociali e dalla forza predominante della Chiesa. In tempi di guerre e soprusi, di senso dell'onore e amor cortese, la figura di Alice, con la sua spontanea indipendenza, permette ai personaggi che le girano intorno di crescere, evolvendo quasi di rigetto, trovando nell'amore il grimaldello in grado di scardinare le convenzioni e vincere gli ostacoli.
Sono tre le coppie che, con le loro vicissitudini, sono al centro delle vicende, prima oggetto, poi soggetti decisi del cambiamento. Quella formata da Alice e Lorenzo, il secondogenito del castellano, monaco ospitaliere, che, nonostante gli sforzi, pur leale, coraggioso, forte e virtuoso, sarà incapace di resistere al fascino della ragazza arrivata dal futuro per condurlo ad una grande vittoria, tradendo il suo giuramento con l'Ordine. Luigi e Chiara, lui un oscuro arciere al servizio di Lorenzo, lei la figlia femmina del castellano costretta ad andare in sposa ad un vecchio e nobile feudatario, per meri calcoli politici. Infine quella tra due popolani: Angelica, l'ancella di Riccardo il primogenito del castellano, e Matteo il costruttore, vedovo con due bambini da crescere, il cui amore è contrastato dalla condizione servile che li rende legati ai capricci dei nobili e privati della libera scelta sul loro futuro.
Come in tutti i racconti che si rispettano ci sono i buoni e i cattivi (Riccardo, Isacco, Garzapano), figure davvero grette e odiose (secondo i nostri canoni, non certo nel loro tempo), ma il ruolo centrale lo recita indubbiamente Alice, la donna del futuro, in questo libro molto più intraprendente e attiva nell'adoperare le sue conoscenze tecniche e quella degli eventi, rispetto alla più prudente Claire di Outlander, utilizzata come strumento per illuminare e accendere le coscienze, non solo con interventi pratici, ma, soprattutto, a livello morale per scardinare le convenzioni e i costumi consolidati.
Lo stile asciutto, semplice ed incisivo rende il racconto scorrevole ed accattivante, anche grazie alla scelta di esaminare e vivere i vari passaggi della trama dal privilegiato punto di vista dei diversi protagonisti. Come si dice in questi casi, buona la prima, in attesa di un nuovo episodio di questa saga, già in lavorazione, auguriamo all'autrice di poter seguire le orme della Gabaldon, riuscendo a fare di Lorenzo ed Alice i nuovi Claire e James, e delle contrade venete un territorio affascinante ed incantevole come le Highlands.