Anche questo mese appuntamento con la rubrica “de noantri” [per leggere le puntate precedenti inserire il termine “de noantri” nel motore di ricerca interno], definizione romanesca nella quale ho pensato abbia un senso far ricadere “il peggio di” per una volta al mese.
Che la stragrande maggioranza dei fan delle pagine Facebook dei quotidiani si limiti a leggere titolo e sottotitolo della notizia senza cliccare, senza andare sul sito a leggere l’articolo integrale, è un dato di fatto. Lo è altrettanto l’ultilizzo prevalente da parte delle testate che non mirano a fare engagement e senso di community ma il cui unico fine è quello di “dragare” traffico, di portare traffico ai loro siti web.
È così che chi gestisce la pagina Facebook de «Il Giornale» quando viene diffusa la notizia dell’arresto del presunto assassino di Yara Gambirasio trasforma la questione in un quiz, in una domanda il cui obiettivo è chiaramente quello di far si che le persone clicchino al link per conoscerne la risposta.
Ci sono due aspetti che vale la pena di sottolineare in questa squallida vicenda.
In primis, se su notizie “leggere”, a prescindere da altre considerazioni, un comportamento di questo tipo è legittimo, certamente nel caso dell’assassinio di una ragazzina non lo è. Non è questo il tipo di notizia con cui si può “giocare”. Il consiglio di disciplina dei giornalisti dovrebbe sanzionare la testata.
Il consumatore non è uno stupido. Il consumatore è tua moglie. Lo diceva con il consueto buon senso David Ogilvy, uno dei più grandi pubblicitari di ogni tempo. Infatti le reazioni non si sono fatte attendere ed i commenti — non moderati, pieni di volgarità, senza alcuna interazione da parte di chi gestisce la pagina, come d’abitudine - sono tutti di stampo negativo al trattamento della notizia.
Al netto di tutto dunque, l’idea di attirare la gente al sito in questo modo non ha funzionato e la brand reputation della testata ne è risultata danneggiata.
La strategia dei click de noantri…