La strategia della Russia

Creato il 07 giugno 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991 ha invertito il processo che era in corso sin dalla comparsa dell’Impero Russo nel 17esimo secolo, quello di incorporare quattro aree generali – l’Est Europa, l’Asia Centrale, il Caucaso e la Siberia – di cui l’asse San Pietroburgo-Mosca ne era il nucleo e Russia, Bielorussia e Ucraina il centro di gravità. I confini tra questi territori furono sempre dinamici, per lo più in espansione ma regolarmente contratti qualora la congiuntura internazionale lo avesse richiesto. Nel periodo di massima espansione, dal 1945 al 1989, l’Unione Sovietica raggiunse la Germania Centrale, dominando il territorio conquistato nella Seconda Guerra Mondiale. L’Impero Russo non fu mai in pace. Come molti altri imperi, vi furono sempre parti di esso che opposero resistenza (a volte violentemente) e altre cui ambivano le potenze confinanti, così come territori di altre nazioni ai quali la stessa Russia aspirava.

L’Impero Russo sovvertì la supposizione che il potere politico e quello militare richiedessero una forte economia alla base: l’Impero, infatti, non fu mai prospero ma fu spesso potente. Nonostante i Russi avessero un’economia meno sviluppata o avanzata, essi sconfissero Napoleone e Hitler e affrontarono gli Statunitensi per più di quattro decadi durante la Guerra Fredda. Indubbiamente, la debolezza economica russa, a volte, ne compromise la forza militare; tuttavia, per comprendere meglio la Russia, è importante iniziare a capire che la relazione tra la forza economica e militare è nient’affatto semplice.

Economia e Sicurezza

Ci sono diverse ragioni alla base dell’inefficienza economica russa ma la prima spiegazione, se non la più completa, risiede nella geografia del territorio russo e nella sua rete di trasporti. I Russi e gli Ucraini hanno alcuni tra i migliori territori per l’agricoltura al mondo, comparabili con il Midwest americano. La principale differenza sta nel trasporto, nella capacità di spostare i raccolti verso il resto dell’impero e i centri più remoti. Mentre gli Stati Uniti hanno il sistema fluviale Mississippi-Missouri-Ohio, che integra l’area tra le Montagne Rocciose e gli Appalachi, i fiumi russi non dispongono di una rete fluviale integrata e, date le distanze e la mancanza di mezzi di trasporto alternativi, le ferrovie russe non sono state mai in grado di sostenere grandi volumi di trasporto agricolo.

Ciò non significa che l’economia dell’impero non fosse integrata e che non abbia rappresentato un collante. Piuttosto, la mancanza di collegamenti economici e, in particolare, la debolezza del trasporto agricolo, hanno consistentemente limitato la prosperità nell’Impero Russo e nell’Unione Sovietica. Allo stesso tempo, il relativo sottosviluppo dell’Impero e dell’Unione ha reso impossibile la competizione con l’Europa Occidentale. Pertanto, alla base dell’unione tra le parti costituenti l’Impero e l’Unione ci fu una motivazione economica: ci sarebbero potute essere sinergie tese a costruire un livello di sviluppo di base tra queste nazioni.
L’economia è solo uno dei fattori che collega l’Impero Russo e l’Unione Sovietica. Un altro fattore è l’apparato di sicurezza e l’esercito. Il primo in particolare ha giocato un ruolo significativo nel mantenere insieme prima l’Impero e poi l’Unione; sotto molti punti di vista, è stata la più moderna ed efficiente istituzione che entrambi abbiano mai avuto. Qualsiasi tentazione le repubbliche costituenti avessero potuto avere di lasciare l’Impero o l’Unione, questa fu sistematicamente repressa dalle forze interne di sicurezza attraverso l’individuazione e la distruzione dell’opposizione. Si potrebbe pertanto riepilogare come segue: l’esercito ha creato l’Impero.

L’allineamento sugli interessi economici fu un elemento debole che lo teneva unito, mentre l’apparato militare ne era la reale forza. Se l’Impero e l’Unione dovevano sopravvivere, avrebbero avuto bisogno di relazioni economiche organizzate in maniera tale da favorire alcune regioni e ostacolare delle altre. E tutto ciò sarebbe potuto succedere solo se lo Stato fosse stato sufficientemente forte da imporre questa realtà. Poiché lo Stato stesso era limitato sotto molti punti di vista, l’apparato di sicurezza si è sostituito ad esso. Quando l’apparato di sicurezza è fallito, come è accaduto alla fine della Prima guerra mondiale o tra il 1989-1991, il regime non è sopravvissuto. Quando ha ottenuto successo invece, ha tenuto lo Stato insieme.

Nell’Impero Russo, la forza economica e la forza di sicurezza erano integrate da una onnicomprensiva ideologia: quella della Chiesa Ortodossa Russa che offriva una giustificazione al sistema. L’apparato di sicurezza statale lavorava con la Chiesa e contro gli elementi dissidenti delle altre religioni dell’Impero. Nell’Unione Sovietica, l’ideologia religiosa era supportata da quella secolare del Marxismo-Leninismo. L’Unione Sovietica ha usato il suo apparato di sicurezza per tentare una trasformazione economica e per reprimere chi si opponeva agli alti costi di questa trasformazione. Sotto alcuni punti di vista, il Marxismo-Leninismo era un’ideologia più efficiente, poiché l’Ortodossia Russia ha creato differenziazioni religiose mentre il Marxismo-Leninismo era ostile a tutte le religioni e almeno teoreticamente indifferente alle tante etnie e nazioni.

La caduta dell’Unione Sovietica è effettivamente iniziata con una crisi economica che, a sua volta, ha creato una crisi nella forza di sicurezza, il KGB. Fu il capo del KGB Yuri Andropov a comprendere per primo quanto l’economia dell’Unione Sovietica stesse cadendo sotto il peso della crescente corruzione degli anni di Breznev e sotto il costo delle spese per la difesa. Il KGB capì due cose: la prima, che la Russia doveva ristrutturarsi (Perestroika) o collassare. La seconda, che il tradizionale isolamento dell’Unione Sovietica doveva essere modificato e che i Sovietici dovevano aprirsi alla tecnologia e ai metodi occidentali (Glasnost). Il leader sovietico Mikhail Gorbachev fu un riformista ma egli era un comunista che tentava di riformare il sistema per salvare il partito, seguendo il modello del KGB. La scommessa di Gorbachev e Andropov riguardava la possibilità che l’Unione Sovietica sarebbe potuta sopravvivere e aprirsi all’Occidente senza collassare e scambiare interessi geopolitici, come il dominio dell’Est Europa, per relazioni economiche senza devastare lo Stato. Entrambi persero la scommessa.

Il collasso sovietico

Gli anni ’90 sono stati un periodo catastrofico per l’ex Unione Sovietica. Ad eccezione di poche regioni, il collasso dello Stato sovietico e dell’apparato di sicurezza ha portato al caos e le privatizzazioni si sono rivelate un ladrocinio. Non sorprende che la parte più organizzata e sofisticata dell’apparato sovietico, il KGB, avesse giocato un ruolo importante nella cleptocrazia e avesse mantenuto, più di altre entità, la sua identità istituzionale. Col passare del tempo, il controllo del KGB sull’economia ha ripreso vigore informalmente, fin quando uno dei suoi rappresentanti, Vladimir Putin, è emerso come leader dello Stato.

Putin ha sviluppato tre principi di governo. Il primo secondo cui il sistema di sicurezza è il cuore dello Stato. Il secondo, che Mosca è il cuore della Russia e il terzo, che la Russia è il cuore dell’ex Unione Sovietica. Questi tre principi non sono stati imposti di colpo. Il potere del KGB, rinominato FSB e SVR, si è mosso lentamente da un sistema di dominazione informale, mediante cleptocrazia, a una dominazione più sistematica dell’apparato statale, attraverso i servizi di sicurezza, restaurando il vecchio modello. Putin ha preso il controllo dei governi regionali mediante la nomina di governatori e il controllo dell’industria fuori Mosca. L’aspetto più importante è che ha riportato con cautela la Russia a essere primus inter pares nell’ex Unione Sovietica.

Putin è salito al potere sulla scia della guerra del Kosovo. La Russia aveva insistito affinché l’Occidente non entrasse in guerra con la Serbia, che era quanto rimasto dell’ex Jugoslavia. La Russia fu ignorata e la sua mancanza di influenza aveva umiliato il presidente Boris Yeltsin. Tuttavia fu la Rivoluzione Arancione in Ucraina a convincere Putin che gli Stati Uniti intendevano distruggere la Russia se qualcuno come Yeltsin fosse stato al comando. L’Ucraina è economicamente e geograficamente essenziale per la sicurezza nazionale russa e Putin vide il tentativo di crearvi un governo filo-occidentale che volesse unirsi alla Nato, usando le organizzazioni non governative, finanziate dalla CIA, per imporre un cambiamento di regime con l’intento di indebolire permanentemente la Russia. Dopo il successo della Rivoluzione Arancione, Putin si è mosso per cambiare la situazione.

Il primo passo è stato quello di rendere chiaro che la Russia aveva riguadagnato una parte sostanziale del suo potere e che era disposta ad usarlo. Il secondo passo è stato quello di dimostrare che le promesse statunitensi sono senza alcun valore. La guerra russo-georgiana del 2008 ha raggiunto entrambi gli scopi. I Russi portarono avanti un’operazione offensiva e gli Americani, impantanati in Iraq e Afghanistan, non poterono rispondere. Non fu una lezione solo per la Georgia (che come l’Ucraina aveva cercato l’adesione alla NATO). Lo fu anche per l’Ucraina e tutti gli altri paesi facenti parte dell’ex Unione Sovietica, dimostrando che la Russia sarebbe stata di nuovo il cuore dell’Eurasia. Infatti, uno degli ultimi progetti di Putin è stata l’Unione Eurasiatica che unisce Russia, Kazakhstan e Bielorussia, cioè una larga componente economica e militare dell’ex Unione Sovietica. Se a questi territori si aggiunge l’Ucraina, emerge chiaramente la vecchia formazione dell’Unione Sovietica.

Ricreare l’Unione

Per la Russia la ricreazione di un’unione è una necessità strategica. Come ha sostenuto Putin, la caduta dell’Unione Sovietica è stata una catastrofe geopolitica. Data soprattutto la nuova strategia economica della Russia post-sovietica che esporta materia prime, in particolare energia, la Russia ha bisogno di integrazione economica. Allearsi con Stati come il Kazakhstan nel settore energico e l’Ucraina per i cereali offre a Mosca influenza nel resto del mondo, particolarmente in Europa, oltreché un’importante spessore strategico. Il resto del mondo sa che un’invasione della Russia è inconcepibile. I Russi ricordano come la Germania nel 1932 fu schiacciata ma di lì al 1938 fu potente in maniera preponderante. Sei anni non sono molti e mentre tale evoluzione è poco probabile al momento, dal punto di vista russo c’è necessità di considerare seriamente questa eventualità nel lungo periodo, organizzandosi per il peggio e sperando per il meglio.

Pertanto, il cuore della strategia russa, dopo la resurrezione del potere statale, è quella di creare un sistema di relazioni all’interno dell’ex Unione Sovietica che possa garantire allineamento economico e spessore strategico senza dare alla Russia l’obbligo insostenibile di farsi carico delle politiche interne delle altre nazioni. Diversamente dall’Impero Russo o dall’Unione Sovietica, la strategia di Putin è di trarre dei vantaggi dalle relazioni su base pressappoco reciproca senza assumersi la responsabilità per le altre nazioni.

Nel raggiungere questo obiettivo, le guerre degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan sono state una manna dal cielo. Sino all’11 Settembre, gli Stati Uniti sono stati profondamente coinvolti nell’allontanare le parti dell’ex Unione Sovietica come i Balcani e integrarli nei sistemi Occidentali. Dall’11 Settembre, gli Stati Uniti sono diventati ossessionati dalle guerre jihadiste, dando alla Russia un ventaglio di opportunità per stabilizzarsi e aumentare il potere regionale.

Mentre gli Stati Uniti si stanno tirando fuori dall’Afghanistan, la Russia deve preoccuparsi che Washington aumenterà la sua concentrazione sulla Cina con un rinnovato interesse sulla Russia. La possibile fine di questi conflitti non è negli interessi russi, pertanto, con ogni probabilità, una parte della strategia estera russa è di aumentare la prolungata ossessione statunitense per l’Iran. Al momento, ad esempio, la Russia e l’Iran sono i soli due grandi paesi a supportare il regime del Presidente Siriano Bashar al Assad. La Russia vuole una Siria filo-iraniana, non perché questo sia interesse russo nel lungo periodo, ma perché, nel breve termine, tutto ciò che possa assorbire gli Stati Uniti alleggerirà la possibile pressione sulla Russia e le darà più tempo per riordinare l’ex Unione Sovietica.
La crisi in Europa ha degli effetti altrettanto benefici sulla Russia. Il disagio che la Germania ha con l’Unione Europea non è ancora maturato in una rottura, e ciò potrebbe non verificarsi. Ad ogni modo, il malessere tedesco implica che la Germania stia cercando altri partner, in parte per alleggerire la tensione sulla Germania e in parte per creare alternative. La Germania dipende dalle esportazioni energetiche russe e mentre quest’ultime potrebbero diminuire negli anni a venire, la Russia affronta l’immediato futuro. La Germania è alla ricerca di altri potenziali partner economici ma soprattutto, nel momento in cui l’Europa sta affrontando l’estremo sforzo, la Germania non vuole essere catturata dal tentativo statunitense di ridisegnare i confini russi. Il sistema di difesa di missili balistici non è significante poiché non minaccia la Russia, ma la presenza degli Stati Uniti nella regione è preoccupante per Mosca. Per la Russia, assoldare la Germania alla convinzione che gli Stati Uniti siano la forza destabilizzatrice sarebbe una grandiosa conquista.

Tutti gli altri problemi sono solo marginali. Le relazioni tra Cina e la Russia presentano dei problemi, ma la Cina non può costituire una minaccia significativa per gli interessi principali dei Russi, a meno che non scegliesse di invadere la Russia via mare, cosa che non farebbe. Chiaramente, ci sono delle questioni economiche e politiche, ma la Cina non è al centro delle preoccupazioni strategiche russe.

Per la Russia, la preoccupazione strategica preponderante è quella di dominare l’ex Unione Sovietica senza divenirne la protettrice. L’Ucraina è l’elemento chiave mancante ed è in corso un lungo e complesso gioco politico ed economico. La seconda partita è nell’Asia centrale, dove la Russia sistematicamente rivendica la sua forza. La terza è nei Balcani, dove ancora non ha fatto una mossa. E poi c’è l’interminabile conflitto nel Nord del Caucaso che apre sempre le porte alla Russia per riaffermare la sua forza nel Sud. La politica estera russa è costruita intorno al bisogno di prendere tempo per completare la sua evoluzione.

Per fare ciò, i Russi devono tenere gli Stati Uniti distratti e la strategia russa nel Vicino Oriente serve a questo proposito. La seconda strategia russa è di assicurarsi l’Occidente portando la Germania in una relazione economica di mutuo beneficio senza generare alcuna maggiore resistenza in Polonia o una presenza statunitense nell’area. Se questo piano possa compiersi o meno dipende tanto dall’Iran quanto dalla Russia.

La Russia è andata avanti da dove Yeltsin l’ha lasciata. Le forze di sicurezza sono di nuovo il cuore dello Stato. Mosca domina la Russia e la Russia è in movimento verso la dominazione dell’ex Unione Sovietica. Il suo principale avversario, gli Stati Uniti, sono distratti e l’Europa è debole e divisa. Di certo, la Russia non è pienamente funzionale dal punto di vista economico ma ciò è già accaduto durante il corso di secoli e di certo non significa che sarà sempre debole. Al momento, la Russia si accontenta di essere forte in quello che viene chiamato “estero vicino” o meglio nell’ex Unione Sovietica. Avendo raggiunto questo traguardo, non sta provando a risolvere problemi irrisolvibili.

(Traduzione dall’inglese di Emanuela Foglietta)


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :