La logica che muove un cristiano come Anders Breivik a compiere un atto terroristico come quello compiuto ad Oslo ci è indirettamente rivelata dalle ragioni che lo motiverebbero a detta dei cristiani che mai sarebbero capaci di compierlo: con le parole di Carlo Cardia (Avvenire, 26.7.2011), Anders Breivik si fa prova provata che “nessuna società, per quanto aperta, democratica, segnata da uno sviluppo economico quasi ottimale” – che in pratica, dunque, vorrebbe farsi prova provata che non c’è bisogno di un Dio a dettare le norme di una civile convivenza – nessuna società che si azzardi a darsi leggi prive della “tensione etica fondata su principi fondamentali, alla radice dei quali è una legge, quella del Sinai”, osando pensare di poter trarre il senso di ciò che sono “il bene e il male soltanto da una convinzione civile e politica” – qualsiasi società che voglia fare a meno di una Verità assoluta, in favore di una piena tolleranza verso le verità di ciascuno (che per cristiani come Breivik e come Cardia merita la definizione di “soggettivismo assoluto” o di “relativismo totale”) – una società di questo tipo, dico, merita una punizione e di essere ricondotta, con l’aiuto del terrore, al timor di Dio.È la stessa logica, solo apparentemente contraddittoria, che non di rado spinge i fascisti a mettere bombe, attribuendole agli anarchici, al fine di dimostrare l’urgenza di un governo forte, meno tollerante verso le richieste di libertà e democrazia che salgono dal basso. È la stessa logica che mira a creare disordine per dimostrare la necessità di un ben determinato ordine.Certo, c’è una grande differenza tra un cristiano come Cardia e un cristiano come Breivik, ma è la stessa differenza che passa tra uno statista democristiano e un agente dei servizi deviati addetto alla strategia della tensione: entrambi vogliono lo stesso ordine, ma il primo non sarebbe mai capace di sporcarsi le mani. Per lavoretti come quelli che servono ai cristiani come Cardia per dimostrare che la libera, democratica, laica Norvegia non può fare a meno di un Dio, non può rinnegare la croce che ha sulla sua bandiera, ci sono i cristiani come Breivik. Non c’è bisogno di un mandato, dunque non c’è relazione dimostrabile, ma il tipo di società che vogliono – il cristiano che mai sarebbe capace di violenza e il cristiano che la ritiene “atroce ma necessaria” – è la stessa, e non somiglia affatto alla Norvegia, ma è quella dello Stato etico le cui leggi hanno la cifra della trascendenza.Sì, la figura di Breivik è sempre più nitida.
La logica che muove un cristiano come Anders Breivik a compiere un atto terroristico come quello compiuto ad Oslo ci è indirettamente rivelata dalle ragioni che lo motiverebbero a detta dei cristiani che mai sarebbero capaci di compierlo: con le parole di Carlo Cardia (Avvenire, 26.7.2011), Anders Breivik si fa prova provata che “nessuna società, per quanto aperta, democratica, segnata da uno sviluppo economico quasi ottimale” – che in pratica, dunque, vorrebbe farsi prova provata che non c’è bisogno di un Dio a dettare le norme di una civile convivenza – nessuna società che si azzardi a darsi leggi prive della “tensione etica fondata su principi fondamentali, alla radice dei quali è una legge, quella del Sinai”, osando pensare di poter trarre il senso di ciò che sono “il bene e il male soltanto da una convinzione civile e politica” – qualsiasi società che voglia fare a meno di una Verità assoluta, in favore di una piena tolleranza verso le verità di ciascuno (che per cristiani come Breivik e come Cardia merita la definizione di “soggettivismo assoluto” o di “relativismo totale”) – una società di questo tipo, dico, merita una punizione e di essere ricondotta, con l’aiuto del terrore, al timor di Dio.È la stessa logica, solo apparentemente contraddittoria, che non di rado spinge i fascisti a mettere bombe, attribuendole agli anarchici, al fine di dimostrare l’urgenza di un governo forte, meno tollerante verso le richieste di libertà e democrazia che salgono dal basso. È la stessa logica che mira a creare disordine per dimostrare la necessità di un ben determinato ordine.Certo, c’è una grande differenza tra un cristiano come Cardia e un cristiano come Breivik, ma è la stessa differenza che passa tra uno statista democristiano e un agente dei servizi deviati addetto alla strategia della tensione: entrambi vogliono lo stesso ordine, ma il primo non sarebbe mai capace di sporcarsi le mani. Per lavoretti come quelli che servono ai cristiani come Cardia per dimostrare che la libera, democratica, laica Norvegia non può fare a meno di un Dio, non può rinnegare la croce che ha sulla sua bandiera, ci sono i cristiani come Breivik. Non c’è bisogno di un mandato, dunque non c’è relazione dimostrabile, ma il tipo di società che vogliono – il cristiano che mai sarebbe capace di violenza e il cristiano che la ritiene “atroce ma necessaria” – è la stessa, e non somiglia affatto alla Norvegia, ma è quella dello Stato etico le cui leggi hanno la cifra della trascendenza.Sì, la figura di Breivik è sempre più nitida.
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