Che tra i più di 120 dipendenti di Daedalic Entertainment non tutti fossero impegnati a proseguire lo sviluppo di nuovi capitoli di blasonate avventure grafiche, era cosa piuttosto prevedibile. Nata nel 2007, la casa di Amburgo arrivò al successo quasi subito grazie ad una certa dimestichezza nel riportare degnamente in auge un genere, quello dei punti-e-clicca e delle avventure grafiche, salvato dalle stesse nicchie che ne finanziano costantemente l'esistenza.

Episodi simili rimandano con facilità a quei paradossi che legavano a doppio filo i fan agli sviluppatori storici di comic-novel giapponesi degli anni '90: interi team impegnati a fornire ad un ristrettissimo numero di fan prodotti loro dedicati e circoscritti, un rapporto quasi intimo tra domanda e offerta che ha permesso al genere di resistere al mercato. Daedalic non ha dubbi: la sua volontà di percorrere il sentiero delle avventure grafiche è forte e rafforzato dai dati di vendita. Però è finalmente ora di un esperimento differente, una sorta di nuovo percorso per quella parte di team voglioso di affrontare altre sfide.
Blackguards è un RPG strategico vecchia scuola: griglia ad esagoni, turni prioritari, D20 system tanto caro ai giocatori di gioco di ruolo cartacei, crescita basata su esperienza. A condire il tutto una storia nemmeno troppo prevedibile ed un livello di difficoltà decisamente ostile ai neofiti. Abbiamo concluso il primo atto, consci che il resto dell'avventura verrà resa disponibile un pezzo per volta, fino ad arrivare all'uscita effettiva di Gennaio 2014.
Schiva questo!
È innegabile come Daedalic dimostri grande impegno nell'espandersi a generi mai provati prima, sfruttando formule conosciute e vincenti ma volendo a tutti i costi dare il suo contributo. Dopo la conclusione del primo capitolo, ciò che ne esce fuori appare però insoddisfacente: l'inesperienza nel campo degli strategici si nota sin dall'inizio del cammino, complice un sistema di gioco macchinoso, frustrante e decisamente poco raffinato. Paragonare il titolo a suoi simili come Might&Magic, King's Bounty o Fantasy Wars è di certo un paragone azzardato, in quanto la proposta ludica di Blackguards è visibilmente meno curata, vittima di poca esperienza nel bilanciare le meccaniche per renderle fluide e divertenti.

Il sistema ad esagoni funziona, il substrato strategico che permea la mappatura degli ambienti di gioco permette una discreta profondità: affidandosi a ben conosciute limitazioni di movimento, attacco, utilizzo di abilità e magie il calcolo pignolo di ogni movimento porta una buona dose di attenzione nel decidere ogni mossa. Le dolenti note del sistema di combattimento, fulcro del titolo, sono purtroppo altre.
Blackguards basa tutto il suo potenziale sul connubio colpo/schivata, ma la mancanza di equilibrio porta a scontri in cui il successo di esecuzione di una mossa è troppo casuale, con algoritmi mal regolati. Il tutto porta spesso ad una profonda frustrazione: non sono rari i casi in cui siamo stati costretti a ricominciare lo scontro per evidente impossibilità di calcolare l'effettivo successo delle mosse attuate, nonostante i valori di utilizzo dell'arma in questione fossero decisamente a nostro favore. Il sentore di casualità non permette quindi di godere di un genere, quello strategico, profondamente ancorato proprio all'assenza di casualità e saldamente legato al certosino calcolo di fattibilità dei numeri in possesso di questo o quel personaggio.
Blackguards - Il teaser dell'accesso anticipato su Steam
Troppa carne sul fuoco
Quanto scritto migliora sensibilmente avanzando nella storia, ma la sensazione che l'asticella del successo penda decisamente a favore della CPU nemica è palpabile, e visionando quanto tempo il titolo impieghi ad ingranare non sarà semplice superare lo scoglio iniziale. Daedalic ha optato per un Tutorial talmente spartano da essere quasi assente, con un design di griglia di combattimento e di menù che allontana in maniera quasi assoluta qualsiasi tipo di giocatore impreparato a venire inondato di statistiche, abilità, talenti e tabelle di crescita. Il tutto, ovviamente, con spiegazioni centellinate al massimo. Siamo sicuri che il sistema possa fungere da esca per i palati hardcore, ma l'idea è che Daedalic abbia proprio tralasciato le più banali basi di costruzione di un titolo moderno, lasciando impietosamente il giocatore al proprio destino. Un fato incerto, considerando poi quanto difficilmente la trama trasporti battaglia dopo battaglia.

Una componente tecnica incredibilmente datata ed un doppiaggio dozzinale rendono buona parte del primo atto un mero avanzare tra scontri, proprio in virtù di una storia che non rende assolutamente fede al curriculum dello sviluppatore. Il retaggio punta-e-clicca del team si palesa perfettamente nella gestione dell'avanzamento, con città, mercanti e taverne non visitabili direttamente, ma attivabili tramite un sistema di puntamento del mouse. Il problema è proprio la povertà delle ambientazioni e dei personaggi che le abitano, poiché spoglie di contenuti, di comprimari e decisamente poco interessanti dal punto di vista visivo. Il meccanismo di crescita ha degli spunti interessanti ma il materiale disponibile sin dall'inizio è così tanto da risultare confusionario, fornendo il rischio di aumentare statistiche inutili, non chiarendo i legami tra abilità e portando a bassissimi livelli la soddisfazione nel vedere crescere i personaggi, in quanto difficilmente si può razionalizzare la bontà o meno della scelta di crescere una o l'altra caratteristica.
Tanti punti apparentemente bui caratterizzano dunque l'esperimento di Daedalic. La speranza è che i feedback dell'utenza portino alcune meccaniche in una direzione differente, più snella, funzionale, chiara, in linea con dei parametri di giocabilità ormai acquisiti che la software house non può permettersi di aggirare. Blackguards ha il potenziale per divenire quantomeno un buon titolo, ma quanto visto fin'ora mostra che il lavoro da fare è ancora troppo importante per una release a gennaio. Il team di Amburgo è avvisato.