La scena si svolge nella sala della scultura rinascimentale.
Macchina fotografica alla mano, la mamma entra nella suddetta sala trascinandosi al seguito il di lei pargolo recalcitrante (che probabilmente preferirebbe trovarsi al cospetto di un Tirannosauro che di un Giambologna) con lo scopo evidente di fare quante più foto possible al pargolo.
Prova varie angolazioni mentre cerca quella ideale. La trova: posiziona il pargolo di fianco alla lapide di un monumento funebre di un lettore dello Studium di Bologna (manco a farlo apposta!). Alza la macchina fotografica, guarda dentro l'obbiettivo, ma non è soddisfatta. Prende il pargolo per mano e lo fa salire SULLA lapide. La lapide per la cronaca è del XIV secolo ed è, sempre per la cronaca, sull'immancabile plinto.
Urlo (e non solo mentalmente). Lei mi guarda stupita abbassando la macchina fotografica con aria colpevole e si affretta a scusarsi.
‘Mi scusi tanto! Non sapevo che la fotografia non fosse permessa!’
(dopo i giorni delle rivolte, siamo ritornati alla normalità...)