c’erano un italiano, un rumeno e un prete stanco che volevano organizzare un catechismo per bambini in una città in Germania….
Questo sembrerebbe l’inizio di una barzelletta e in effetti già mettere insieme tutti questi elementi potrebbe bastare a far scaturire una grassa risata. ma una barzelletta non è.
E’ la nuova sfida che mi sono prefissata. Ho sentito qualcosa dentro, un sussurro, non una voce, un bisbiglio. Non che Dio non avesse il coraggio di chiedermelo, ma forse io ero sempre troppo immersa in mille impegni e avvolta dal frastuono della vita quotidiana per sentire distintamente quella voce. Ma alla fine ho dovuto sentirla. E da lì il resto. Qualche riflessione, qualche considerazione, il fatto che pur di fronte a tutte le mie remore, non potevo più far finta di non averla sentita quella voce. E così, nonostante la mia inerzia iniziale, una certa qual dose di pigrizia ed egoismo, ho iniziato a pensarlo, questo catechismo. Io, io che fin a qualche mese fa avrei pensato che tutto potevo fare, ma mai il catechismo. Io che non avrei mai trovato il tempo per una cosa così “insignificante”, io che da piccola pensavo che l’ora di religione a scuola fosse un’ora sottratta alla vera cultura, che tanto volevo immagazzinare. Io, io mi sono trovata a scrivere una mail al nostro buon prete amico dicendo che si doveva fare qualcosa, che chiese così vuote non potevamo tollerarle. Che non ci si poteva accontentare della popolazione ultraottantenne. Che dovevamo andarli a cercare i bambini. Che dai bambini si deve ricominciare per creare un nuovo mondo prima che sia troppo tardi. Perchè i bambini le domande importanti se le pongono ancora, non come tanti adulti che le hanno rimosse. E i bambini vogliono risposte e risposte convincenti e durature. Come solo Dio sa dare. E poi la telefonata felice del don che mi dava fiducia e sostegno. Poi un incontro organizzato nei ritagli di un tempo che come scrive Michele , è sempre mancante. Un incontro rocambolesco fatto con una infante in braccio che si mangia i miei appunti buttati giù su una carta da formaggio. C’è stata poi una serata strana, una serata neppure organizzata in cui lo Spirito Santo ha fatto venire a casa nostra e alla stessa ora il prete e la nostra amica rumena. Una brava ragazza, Micaela, innamorata della Madonna di Medugorje. Tante parole quella sera. L’amarezza di Micaela che raccontava delle ostilità subite per aver organizzato il rosario in chiesa. Sua nipote che racconta che anche nella sua scuola privata e cattolica qui in Germania l’insegnate di religione, dopo aver ascoltato la sua testimonianza su Medugorje, le abbia consigliato di non credere a tutto ciò che aveva visto. Nonchè l’apertura verso l’ideologia di gender, i matrimoni tra omosessuali ecc in una malinteso rispetto democratico per tutto e per tutti (tranne che verso chi dice cose di buon senso). La delusione di una ragazza credente nel constatare che neppure chi lo insegna, crede a Dio.E poi le parole del prete. Lo sconforto che ogni tanto prova il prete nel parlare di fronte ad una platea che si assottiglia di giorno in giorno. Le lotte interne contro il consilio pastorale composto da gente che neppure ci va in chiesa. E l’entusiasmo mio e di Michele. La voglia di sfidare ogni difficoltà, la voglia di provarci, di lottare contro il tempo. Il tempo che sembra volersi portare via la fede, la religione, le chiese in un vortice che altro non vuole che portarci via Dio. Alla fine il nostro entusiasmo è stato contagioso. “Ma come fate voi ad essere tanto entusiasti e felici?” l’unica risposta sincera.” Da Dio viene tutta la nostra forza e ci ha riuniti qui stasera”. Il don che ride e che ci abbraccia ringraziando per il sostegno che diamo, Micaela che sorride dicendo che anche lei darà il suo contributo e porterà la sua chitarra per far cantare i bambini. Infine un depliant, ideato da Michele, che pubblicizza l’evento. Un catechismo permanente per bambini sopra i sette anni. Un occasione per conoscere chi veramente è Dio ma anche un occasione di riflessione per i bambini della ricca Germania per fermarsi a considerare ciò che hanno e imparare a ringraziare. Un momento per uscire dai binari in cui questo pazzo mondo ci ha inserito e sentire una voce controcorrente che urla che la nostra felicità non è nei regali che riceviamo e nel numero di telefonini che possediamo, non è neppure nel numero di vacanze che ci possiamo permettere. Ma è nel sentirsi sereni dentro, in pace con noi stessi e in armonia con gli altri. E questo avviene solo quando incontri Dio. Virginia me lo ha fatto incontrare e mi ha insegnato che io posso essere mamma non solo dei miei bambini e che l’amore che ho dentro lo posso distribuire a larghe manate a tanti altri ragazzi che forse in casa hanno tanto ma non viene insegnato loro l’unico modo per vivere bene la vita che ci viene donata. A chi legge chiedo solo di pregare perchè questo progetto che partirà fra due settimane abbia successo, perchè tanti bambini arrivino e rimangano ad ascoltare e imparino qualcosa di buono e lo insegnino agli adulti. Non pregate per me. Il mio tedesco fa schifo e non ho mai fatto la catechista in vita mia, ma io sono solo uno la matita nelle mani dell’Artista, citando una santa. E’ la Sua mano che mi guiderà.