Così lui ha la sua prima chitarra. È una chitarra piccolina, misura ¼, come si dice in gergo, ma ha corde di nylon vere, cassa e paletta di legno robusto. Lui tra poco avrà due anni e certo passerà del tempo ancora prima che possa suonarla con un minimo di criterio. Per adesso gli piace toccare le corde con le sue piccole dita un po’ grassocce, le osserva sorridendo, freme. Quando sono entrato nel negozio di strumenti musicali il commesso stava lavorando su una vecchia Rickenbacker. Mi ha mostrato tre chitarre che potevano fare al caso mio, ne ho scelta una, l’ha accordata e me l’ha fatta provare, era così piccola tra le mie mani. Ho detto: “Credo che vada benissimo”. Gliel’ho ridata e lui si è messo a spolverarla, si è accorto che c’era qualcosa nella cassa, forse un plettro caduto nella buca. L’ha rovesciata. Non era un plettro, era una moneta da un centesimo. Ha sorriso: “È un centesimo”, ha detto. Mi ha guardato: “Chissà come ci è finito”. Ha sorriso ancora. Poi ha scosso la testa e ha infilato di nuovo la moneta nella buca della chitarra. “Be’, è un segno. È suo”. Sono andato via con la chitarra, l’ho messa nel portabagagli della macchina e sono corso da lui. Gliela darò il giorno del suo compleanno. Intanto ha il suo primo centesimo guadagnato con la musica.