La sua vita era laggiù, a Marsiglia. Laggiù, dietro quelle montagne che, stasera, il sole al tramonto colorava di un rosso vivo.
"Domani ci sarà vento" pensò Babette.
Da quando, quindici giorni prima, era arrivata a Le Castellas, un villaggio delle Cévennes, alla fine della giornata saliva sul crinale. Percorrendo il sentiero dove Bruno portava le capre.
Qui, aveva pensato il mattino del suo arrivo, nulla cambia. Tutto muore e rinasce. Anche se ci sono più villaggi morenti che vivi.
Sempre, prima o poi, un uomo reinventa i gesti più antichi. E tutto ricomincia. I sentieri, coperti della sterpaglia, ritrovano la loro ragione di esistere.
«È questa, la memoria della montagna» aveva detto Bruno, servendole una gran tazza di caffè.
Aveva conosciuto Bruno nel 1988. Il giornale aveva affidato a Babette la sua prima inchiesta importante. Vent'anni dopo il Maggio '68, che fine hanno fatto i militanti?
Giovane filosofo, anarchico, Bruno si era battuto sulle barricate del Quartiere latino, a Parigi. Corri compagno, il vecchio mondo ti insegue era stato il suo unico slogan.
(da Jean-Claude Izzo, prime righe di Solea, E/O)