1992-2015: sono stati necessari ventitré anni affinché Mani Pulite e Tangentopoli sprigionassero il loro fascino e potere narrativo.
Il timore e il reverenziale atteggiamento riguardo al 1992 ha concluso il suo processo di evaporazione, permettendo così all’industria culturale di prenderne in prestito personaggi, luoghi e contesti.
Il 2015 è infatti l’anno di Numero Zero, ultima fatica di Umberto Eco, e dell’inizio delle riprese di 1992, serie tv colossal targata Sky. Entrambe le narrazioni sono ambientate nei giorni delle indagini che coinvolsero ogni sfera della società italiana dell’epoca: politica, finanziaria, giudiziaria. Una stagione di indagini denominata appunto Mani Pulite che scoperchiò una fitta rete di tangenti, corruzione, concussione e finanziamenti pubblici ai partiti: Tangentopoli.
Cinque anni dopo “Il Cimitero di Praga”, dal 9 gennaio è nelle librerie l’ultima opera del semiologo, medievalista, scrittore e filosofo Umberto Eco. Un romanzo, “Numero Zero”, dall’animo thriller, che riprende come momento del racconto un elemento assai trattato nei prodotti letterari, televisivi e cinematografici: il ruolo della stampa e della politica. O meglio delle relazioni tra i due, uniti da un filo comune. Il giornalismo come potere per la politica, la politica come mezzo per il giornalismo. Eco così racconta, nel caos totale del 1992 e di Tangentopoli, la scalata di un affarista che tramite una testata cerca di raggiungere i propri scopi attivando la nota e sempre in auge Macchina del Fango.
A differenze del Sherlock Holmes/Guglielmo da Baskerville del “Nome della rosa” o del cinico e scaltro falsario Simone Simonini nel “Cimitero di Praga” o ancora dello storico e aitante editore ed esperto di Templari Casaboun del “Pendolo di Focault“, Eco questa volta affida la narrazione, in maniera quasi grottesca e umoristica, a un io narrante-giornalista. Un reporter da quattro soldi, fallito, dedito a giornali locali con un secondo lavoro da ghost-writer per scrittori peggio di lui.
La parodia del giornalismo servile pre-durante-post Tangentopoli e soprattutto della seconda repubblica risulta chiara e tagliente. L’excursus contestuale che coinvolge il progetto Gladio, la P2, l’assassinio di papa Luciani, il colpo di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia, i terroristi rossi e neri, i depistaggi dei servizi segreti conferma in “Numero Zero” le giuste aspettative createsi.
“1992”, prodotta da Sky e nata da un’idea di Stefano Accorsi, anche attore protagonista, ha l’obiettivo di prendere Tangentopoli di petto, segmentando il tutto in 10 puntate.
Un tema, quello di Mani Pulite e Tangentopoli, quasi mai narrato in televisione e al cinema, se non in chiave documentaristica come il ciclo di 4 puntate di “Mani Pulite” trasmesso nel 1997 su Rai2 e nove anni dopo su Rai Premium.
«Abbiamo voluto dare un punto di vista inedito sull’anno che ha cambiato l’Italia e su cui c’è ancora un grande vuoto. Non a caso la prima scena mostra Mario Chiesa proprio nel momento in cui butta i soldi della tangente per il Pio Albergo Trivulzio nel water. Di fatto 1992 narra la storia di sei persone comuni che vedono le proprie vicende personali intrecciarsi con la storia: l’agente di polizia giudiziaria, la figlia di un imprenditore suicida perché coinvolto nello scandalo tangenti, il pubblicitario dal passato misterioso. Non diamo una risposta morale a ciò che è successo e ci guardiamo bene da ogni dinamica di revisionismo. Dipingeremo la differenza fra l’entusiasmo e il senso di vertigine di quell’epoca e lo scoramento che viviamo di questi tempi» dichiara Accorsi.
Così, dopo le innumerevoli trattazioni dei drammi e delle stragi degli Anni di Piombo, il momento della ribalta è giunto anche per Mani Pulite e Tangentopoli. Eventi che sconvolsero il Paese con effetti che che perdurano ancora – in maniera latente – fino ai giorni nostri (vedi scandalo Expo).
«Non saremo nè pro nè contro la Lega e non desideriamo farci tirare dentro polemiche che non ci riguardano. Il ’92 fu un anno critico e la Lega divenne il partito grazie a cui in molti dissero no alla Prima Repubblica. Solo un anno dopo la gente avrebbe tirato le monetine a Craxi fuori dall’Hotel Raphael. Uno dei protagonisti si chiamerà Pietro Bosco e sarà un giovane reduce della prima guerra del Golfo. Tornato in Italia non sa che fare ma è arrabbiato con il mondo. Per questo si iscrive alla Lega e si ritrova eletto alla Camera dove mostrerà la sua inadeguatezza» ha concluso Stefano Accorsi per Sky.
La serie tv tratterà di un soggetto originale con personaggi di fantasia collocati nel dato contesto storico. “L’obiettivo non è il revisionismo ma raccontare l’epopea di sei persone sullo sfondo di quei giorni drammatici” si legge sul sito internet di Sky Italia.
Protagonisti oltre a Stefano Accorsi, anche il reduce Guido Caprino, la soubrette Miriam Leone, l’intraprendente giornalista Elena Radonicich, la figlia di un imprenditore coinvolto nelle indagini di Tangentopoli Tea Falco. Infine un giovane assetato di giustizia (Domenico Diele) che si ritrova nella squadra della procura (e con Antonio di Pietro), risucchiato dagli psicofarmaci.
La regia è affidata a Giuseppe Gagliardi, dietro alla cinepresa già in Tatanka, tratto dal racconto omonimo contenuto nel libro “La Bellezza e l’Inferno” di Roberto Saviano.
Se si sbircia sul web, sono disponibili già alcune foto del set.
Nell’attesa di avere ulteriori notizie, ecco il trailer per coloro che ancora non lo avessero visto.