Magazine Diario personale

La Tappetina

Creato il 11 luglio 2015 da Lavostraprof

La Tappetina me la ricordo quando faceva tirocinio. Me la ricordo perché era un periodo che le tirocinanti piovevano come le rane di Mag-nolia, e capitavano tutte nelle mie classi. A me la Tappetina era simpatica perché era volonterosa e precisa, e infatti, anche se allora non si usava, le dissi: vuoi fare lezione tu qualche volta?
E lei si illuminò e disse sì e preparò una lezione sulla prima guerra mondiale e una sull’India. Io fui molto commossa soprattutto quando vidi che per fare lezione sull’India si era documentata e aveva stampato tanti fogli. Da Wikipedia.
Non che io abbia qualcosa contro Wikipedia, e infatti allora non feci una piega e pensai: meglio Wikipedia che niente.
È per questo che mi ricordo l’India.

La prima guerra mondiale invece me la ricordo perché poi, la volta dopo, le chiesi se voleva anche interrogare e lei si illuminò e disse: sì, e interrogò. Interrogò Ciccio. Sulla prima guerra mondiale. Questa storia di Ciccio che aveva studiato solo le venti righe su cui venne interrogato l’ho raccontata otto anni fa (per dire come tutto torna: se andate a leggere il pezzo su Ciccio, trovate anche che aveva studiato la prima guerra mondiale, e ora sapete con soddisfazione chi gliel’aveva spiegata, la prima guerra mondiale).
In ogni modo, tutto ciò era per dire come io accolsi bene e volentieri e piena di giuliva simpatia la Tappetina.
Poi passarono gli anni e la Tappetina passò di ruolo. Faceva i suoi bei cartelloni, le lezioni con Wikipedia, e qualche chiacchiera nei corridoi. Nel senso che mi accorsi di questo: se uno parlava in sala professori (dicevo “nei corridoi” così, per far capire, ma ovviamente io di solito chiacchiero in sala prof. Chiacchieravo. Adesso sto zitta), se uno parlava, stavo spiegandovi, se uno parlava di qualcosa o di qualcuno ecco che, zac, Tappetina riferiva.
Che uno può anche dire: e a te che t’importa? Visto che segui l’aurea regola di non scrivere niente che non diresti e di non dire niente che non scriveresti, che t’importa?
Sì, giusto, non mi importa. Cioè, un po’ sì. Perché alle volte capita che sei lì che dici: ma va che cretina la Polletta, le ho detto ventotto volte che non voglio vedere un film con la sua classe e lei è venuta ancora a rompere. Che di solito le colleghe ridono, fanno sì con la testa, spiegano che loro alla Polletta hanno detto trentuno volte che quell’anno non sono in terza media e lei è sempre lì a chiedere che cosa fanno agli esami, spiegano un’altra cosa della Polletta, e poi morta lì (la cosa, non la Polletta, per carità).
Ecco, con Tappetina capita che due minuti e trenta secondi dopo la Polletta passa piangendo e quando una chiede che cos’hai dice: quella lì (io) mi ha detto che sono una cretina; e quando l’altra chiede: perché ha detto che sei una cretina?, Polletta risponde: non lo so.
Eh, sì, perché Tappetina ha un riporto selettivo (riporto nel senso di “riporto le chiacchiere che sento, ma solo un pezzo”), perché quando poi vado dalla Polletta e spiego: sì, ho detto che (e vai con la storia delle ventotto volte), allora la Polletta smette di piangere e mi fa: allora guardiamo un film con le due classi insieme?
Ma sto divagando, la Polletta la conoscete. Tappetina non ancora.
Tappetina da riporto.
Un altro esempio?
Un altro.
Siamo lì che diventiamo matti a fare le classi perché va bene l’omogeneità delle sezioni e l’eterogeneità delle classi, ma quando devi combatte con quattro colleghe-mamme che vogliono i figli dove dicono loro, l’è dura. Così che, se Celtica Buonvina piange perché vuole il figliolino nel tempo normale con l’insegnante che dice lei, ti viene spontaneo pensare (a voce alta): ma questa qui fa propaganda per il tempo normale quando abbiamo delle buonissime sezioni di tempo prolungato? E quando l’avete pensato (a voce alta), dopo sette minuti (il tempo di andare e tornare) arriva Celtica Buonvina che lacrima perché lei non ha mai detto niente di male sul tempo prolungato.
Dietro, spunta Tappetina.
Ora, voi penserete: ma se c’era una Tappetina così interessante, perché non ce ne hai mai parlato?
Allora: in parte perché avevo di meglio da fare, in parte perché, ci credete?, dopo le prime esperienze di riporto mi son limitata a evitare e vivevo bene e in pace senza nemmeno incrociarla nei corridoi.
Poi è successo questo: abbiamo cambiato dirigenza ed è arrivata la CapaTórta (uno); i riporti son diventati pane quotidiano (due); Tappetina è diventata referente funzione obiettivo strumentale per l’autovalutazione (tre), chissà come mai.
Chissà come mai lo dico perché noi si era abituati che i referenti, le funzioni, le commissioni, i comitati, i facenti funzione e vai che vai bene, li si decideva nel Primo Collegio Docenti, davanti a tutti, così che fossero chiari i termini della nomina, le competenze e i requisiti professionali eccetera (ilCapo, santo subito).
Adesso funziona così: verso metà o verso fine anno (dipende dall’occasione e dall’umore della CapaTórta), a un certo punto si sente la Capa che dice: e adesso parlerà la funzione strumentale obiettivo referente di (Vattelapesca). E tutti si guardano basiti e pensano: si vede che è stata nominata quando ero disattenta/distratta/chiacchieravo/facevo la pipì. Magari qualcuno (io, per esempio) si gira anche a chiedere: ma perché?, Tappetina è la funzione da quando? E la collega (che sta pensando: oddio, ero disattenta) dice: non lo so.
Ecco, abbiamo scoperto a marzo che Tappetina era funzione per l’Autovalutazione.
L’abbiamo scoperto perché abbiamo ricevuto una lettera in cui diceva: per favore, se avete tempo compilate questo questionario onLine.
Quando i ragazzi hanno ricevuto (pure loro) la lettera, mi hanno chiesto: “Prof, che cosa vuol dire facoltativo?”
Io ho risposto: vuol dire che la facoltà di scelta è tua, se vuoi lo fai, se no, no.
Così, quando due mesi dopo Tappetina è andata in classe dicendo: ma insomma, ragazzi, voi non avete fatto il questionario onLine, uno dei miei virgulti si è alzato e ha detto: ma LaNostraProf ci ha detto che non dovevamo farlo.
Poi la mia collega Conigli (che le è venuto da ridere, ma è stata seria), ha aggiunto: guarda che ci sono dei problemi, a me a casa il questionario onLine non funziona, non parte.
Tappetina ha detto: va bene, ed è uscita.
Nella relazione finale ha detto che ha fatto tante belle cose per l’autovalutazione, e ha anche preparato un bel questionario ma purtroppo c’è stato qualcuno che non ha compilato il questionario, che, vabbè, era facoltativo ma bisognava compilarlo (sì, Tappetina insegna italiano), e poi ha aggiunto: e ci sono state persone come la prof. Conigli che non l’hanno compilato perché non sono state in grado di compilarlo.
Alla prof. Conigli è venuto un riflusso gastroesofageo che la metà bastava, e si è girata e mi ha detto: io a quella cretina lì di questionari non ne compilo più.
E così ha fatto.
Ci sarebbe anche da dire come erano belli i questionari preparati da Tappetina, ma si va facendo tardi, e io vi ho già trattenuti troppo.
Perciò vi saluto e vi ricordo soltanto che Tappetina si chiama così, con due P e una T sola, come nella parola “tappeto”.
Indovinate perché.



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