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La tassa sulla risata.

Creato il 23 marzo 2012 da Gianlucaweast @gianlucaweast
La tassa sulla risata.
La tassa sulla risata.
La tassa sulla risata.
Tre istantanee di telecamere cittadine locali (Bellinzona, ma è soltanto un esempio, a Lugano si prepara secure-city: aiuto!). Immagini scattate col cellulare, ma con uno intelligente. Quindi, essendo dotato di cervello, mi ha fatto capire due cose. La prima: le telecamere sono posizionate su un solo crocevia stradale. Dall'altra parte della fibra ottica, in sala comandi, non può essere  seduto un tutore dell'ordine. Che se ne fa di tre prospettive diverse della stessa scena? Deve trattarsi di un regista, di un artista dell'inquadratura, che ha richiesto il campo, il controcampo, la totale o il primo piano. Un regista ci proteggerà dai crimini che si registrano nella Capitale. La seconda: che bello arrivare sempre per ultimi. Altri (altre città, altri paesi) hanno testato e repertoriato prima di noi l'inutilità di questi occhi elettronici nella lotta al crimine e alla violenza urbana. Ma siamo fatti così: vogliamo l'ultima parola, ci piace il ruolo dei certificatori. Anche dei fallimenti.  Mi dicono che si stanno avvicinando le elezioni comunali: il mio smart phone, col cervello che ha, mi suggerisce che un nesso ci possa essere. Come nelle grandi città e nei paesi grandi. Aggiustamenti di campagna: non quella con gli animali che pascolano, quella elettorale. Da notare, nell'ultima fotografia, il cartello che segnala l'attraversamento pedonale facilitato. Visibile soltanto a chi cammina con la testa fra le nuvole. Io l'ho visto. Altri? Se cammini normale lo leggi steso su una barella dopo che una macchina ti ha preso in pieno. O forse multeranno chi non li legge, perché appesa sopra i cartelli c'è un'altra telecamera. Al mio amico afgano di cui parlavo nel post di ieri e che non aspetta altro che io paghi le tasse nel suo paese ho scritto che continuerò' a pagarle nel mio: perché è il solo - il solo davvero - che i soldi dei contribuenti li usa per farli ridere. Il mondo non lo racconti mai abbastanza. Nemmeno quello sotto casa tua.

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