Quando mi contestano qualcosa sulla mia tavola, rispondo sempre con la massima dell’intramontabile Einstein: “Se una scrivania in disordine è segno di una mente confusa, allora di che cosa è segno una scrivania vuota?”
C’è da dire comunque che sin dai tempi più antichi, finanche nelle tavole d’argilla redatte in cuneiforme e lineare “B”, la tavola rotonda della mia stanza è stata soprannominata “la tavola dell’anarchia”. Questo perché ha ospitato nel corso degli anni libri, fumetti, dispositivi tecnologici, giochi da tavolo, gadget, consolle, e tutte le amenità che l’umano ingegno ha inventato nel corso della sua amena storia.
Credo però di non essere mai arrivato in tutti questi anni ad un livello di entropia così vicina all’accumulo di palta.
La spiegazione è molto semplice: ho finito lo spazio.
Occorre trovare una soluzione seria che non contempli l’appioppare il materiale a questa o quella persona.
Ammetto comunque che la tavola dell’anarchia mi mancherà.
E che devo quantomeno cercare di sistemare quella roba, prima di partire.
Per dove, dite?
Ve lo dico settimana prossima.
Ps: e voi ce l’avete la tavola dell’anarchia?