Una serie di ordini incompleti da parte del comandante Francesco Schettino seguiti da incomprensioni con il timoniere che non capisce cosa deve fare o che sbaglia ad eseguire. È una situazione di confusione quella che c’era in plancia di comando della Concordia prima dell’impatto con lo scoglio dell’Isola del Giglio. Così, almeno, la descrivono i periti del gip di Grosseto. «Queste dinamiche – è la conclusione – hanno sicuramente aggravato una situazione già di per sé critica e possono avere concorso al verificarsi della collisione avvenuta immediatamente dopo».
«Schettino non capiva». «In base a quanto riscontrato dalle comunicazioni della scatola nera risultano solo delle disposizioni generiche» sull’abbandono nave «impartite dal Comandante Schettino mentre altre azioni sembrano intraprese per iniziativa degli ufficiali presenti in plancia, in assenza di un reale coordinamento da parte del comandante e di chiare disposizioni impartite». È scritto nella relazione dei periti nominati dal Gip di Grosseto nell’ambito dell’inchiesta sul naufragio della Concordia all’Isola del Giglio. Secondo i periti dall’analisi dei dati «emerge, oltre al parziale rispetto delle procedure dettate nel manuale con il mancato invio immediato di un messaggio di emergenza, una generale disattesa degli incarichi equipaggio assegnati nelle varie fasi dell’emergenza». In particolare «la mancata costituzione di squadre controllo danni, l’imbarco su lance e zattere diverse da quelle previste». «Schettino, infatti, benchè le condizioni della nave fossero gravi ed alcuni ufficiali sollecitassero di dare il segnale di emergenza, sembra non avere una reale percezione della situazione come testimonia la continua richiesta di informazioni, non impartendo una celere emergenza generale, il cui segnale verrà dato alle 22.33 cioè circa 48 minuti dopo l’impatto».
Schettino: «Cosa dico alla stampa?». «Allora Robè qua le cose si stanno mettendo male, perché qua non la vedo bene. In questo momento ci sono i locali macchina allagati, sta uscendo acqua, si sono allagati tre compartimenti, mi confermate ragazzi?». Sono le ore 22.27.05 quando il Comandante della Costa Concordia Francesco Schettino chiama per la quarta volta il responsabile dell’unità di crisi a terra di Costa Crociere Roberto Ferrarini dopo l’impatto con lo scoglio de Le Scole. I periti che hanno curato la relazione tecnica descrivono le comunicazioni partite dalla plancia di comando e dirette ad interlocutori esterni alla nave. Sono le 22.33.40 «Roberto, abbiamo tutto in avaria. Mi trovo a 0,2 dall’isola. Mi sono fatto scarrocciare, ho dato l’emergenza generale. Ho parlato con le hostess che adesso fanno gli annunci, mantengono le persone calme. Siamo sotto l’isola». L’ultimo contatto è alle 23.11.55 «Roberto stiamo evacuando i passeggeri a terra. La nave ho dato fondo alle ancore» e infine «alla stampa cosa dico? No, no alla stampa. Alla Capitaneria ho detto che abbiamo avuto un black out ma io quello ho detto, la verità».
Troppi ritardi. L’abbandono nave si sarebbe dovuto dare alle 22.00 e 40 secondi invece «la chiamata verrà ordinata ufficialmente da Schettino alle ore 22.51.10 ed eseguita alle 22.54.10». È quanto ricostruito dai periti del gip di Grosseto nell’ambito dell’inchiesta sull’affondamento della nave Concordia. Alle 21.58 il capitano «avrebbe dovuto chiamare l’emergenza generale, in realtà la comunicazione via interfono avverrà alle ore 22.36». La richiesta di assistenza sarebbe dovuta partire alle 22.02, «invece di mentire dicendo di avere un black out a bordo. In realtà avverrà alle 22.25» e questo «rende meno efficace l’intervento».
Fonte: Shippingonline