Recensione
Il genere letterario del romanzo giallo - nelle sue varie declinazioni - offre molti personaggi appartenenti al clero (nella stragrande maggioranza esponenti del clero cattolico: Fratello Cadfael, Padre Brown, Guglielmo da Baskerville, Suor Pelagija) che, di tanto in tanto, si trovano a risolvere brillantemente omicidi e altri enigmi. Theodor Fix, stimato rabbino del VI arrondissement di Parigi, è il primo rabbino investigatore dilettante protagonista di libri gialli; ciò che lo accomuna con i suoi colleghi è l’utilizzo di un metodo investigativo direttamente collegato all’esercizio del suo ministero religioso e, anzi, da questo reso più efficace.
Il rabbino Fix analizza i fatti attraverso il metodo di investigazione talmudica, ovvero il processo di deduzione richiesto per derivare una conclusione da un argomento testuale il quale è spesso logicamente complesso ed indiretto: affrontando un'affermazione di qualunque genere, lo studente talmudico procede ponendosi una serie di domande prima di dichiararsi soddisfatto per averne compreso il pieno significato; tale metodo, come è stato osservato da alcuni, ha delle analogie, almeno parziali, con il modello di ragionamento alla base della moderna scienza empirica.
A differenza però dei suoi equivalenti cattolici, Fix non è un uomo simpatico e modesto, anzi per la sua supponenza e presunzione somiglia molto di più a Hercule Poirot e Sherlock Holmes pur non riuscendo a far scattare nel lettore quella simpatia che invece si finisce per provare verso questi personaggi letterari.
Theodore Fix non risparmia nessuno: la comunità chassidica di Israele perché vive ancora come se si trovasse nella Polonia del XVIII secolo, i fedeli che spesso richiedono la sua attenzione per questioni non connesse alla religione, la polizia che non presta fede alle sue deduzioni, i media francesi incapaci di rendere conto delle difficoltà quotidiane degli israeliani; a tutto questo si aggiunge un certo maschilismo che non risparmia neanche la moglie (peraltro profondamente amata).
La vicenda narrata da Grunewald si costruisce attorno a questi due principali elementi: la profonda conoscenza della Torah (con l’attitudine all’esercizio del dubbio intimamente connessa allo studio dei testi sacri) e il carattere difficile del protagonista: la trama criminale non è centrale nel racconto ma finisce per fare da sfondo alle interessanti discussioni su diversi aspetti del misticismo ebraico (discussioni che, per essere apprezzate dai profani come me, richiedono un continuo uso delle risorse del web.) La conclusione, che vede il protagonista trionfare sulle forze dell’ordine (come era immaginabile), lascia il lettore insoddisfatto per cui verrebbe da chiedersi se l’interesse vero di Fix sia stato quello di aiutare una persona in pericolo (come gli imponeva il rispetto della Torah) oppure di dimostrare la sua superiorità morale e le sue non comuni capacità investigative. Il personaggio di Fix, quindi, finisce per fagocitare l’intera trama e oscura tutti gli altri personaggi che appaiono abbastanza stereotipati e poco caratterizzati.
La tentazione del rabbino Fix è comunque una lettura veloce, adatta per chi associa il periodo estivo alla lettura di libri gialli, ma il cui principale merito (dal mio punto di vista) è quello di incuriosire il lettore ponendogli una serie di stimoli che potranno essere approfonditi attraverso altre fonti.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La tentazione del rabbino Fix
- Titolo originale: La tentation du rabbin Fix
- Autore: Jacquot Grunewald
- Traduttore: Vanna Lucattini Vogelmann
- Editore: La Giuntina
- Data di Pubblicazione: 2014 (2005 edizione originale)
- Collana: Diaspora
- ISBN-13: 9788880575405
- Pagine: 240
- Formato - Prezzo: brossura – € 15,00