Alessandro Baricco, in un libro non troppo recente, spiega che cosa sono per lui i Barbari, senza cedere a facili giudizi, o almeno a quelli che ci si potrebbe banalmente aspettare da uno scrittore “colto”. I Barbari che soppiantano il mondo vecchio, quello fondato sulla fatica, lo studio, l’applicazione, il senso. I Barbari, col loro arrivo, la loro energia, sostituiscono tutto ciò con la “spettacolarità”, la velocità, il senso orizzontale della vita, la scarsa attenzione al particolare, all’analisi escatologica. Non hanno voglia né tempo di approfondire. Non solo: ritengono tutto ciò fonte di disastri. Di vere e proprie tragedie. I Barbari, cioè, pongono la parola fine alla Storia.
Quello di Baricco è dunque un saggio sulla mutazione, nostra, a livello individuale e di massa, in alcune parti pure divertente.
Sotto il profilo politico la distinzione è meno netta, nonostante la protervia dimostrata da alcuni mezzi di comunicazione nel distinguere tra buoni e cattivi, meritevoli e pericolosi. I grandi giornaloni nazionali, si sa, hanno i loro beniamini, in realtà sempre gli stessi, in questo momento uno solo, una sorta di nuovo uomo della Provvidenza come, in maniera un po’ improvvida, ha recentemente lasciato intendere anche l’autorevole organo della Chiesa cattolica.
Una strana alleanza quella tra muratori e preti, non c’è che dire.
IL Barbaro, invece, ha le caratteristiche che Baricco gli attribuisce nel suo raffinato saggio. Egli si distingue sia dall’uomo della Provvidenza che dalle cariatidi che hanno infestato lo Stato, in maniera oramai irreparabile, al punto tale da minarlo alle fondamenta.
Le cariatidi non lo fanno apposta: è una questione di sopravvivenza. Se mollano la presa, il potere, muoiono. Esattamente come quei satrapi orientali che una volta caduti finiscono ben presto in un deperimento fisico e psichico, repentino ed irreversibile.
Insomma abbiamo tre figure che, politicamente, si confronteranno alle prossime elezioni: Lui, l’uomo della Provvidenza, le vecchie cariatidi da basso impero con il congruo contorno di sgualdrine e nani, e loro, i Barbari.
Come da titolo la tentazione di votare i Barbari è, a questo punto, piuttosto forte, perché, semplicemente, non c’è più nulla da salvare di questa nostra repubblica. La repubblica, cioè, è marcia. Totalmente. Occorre dirlo, senza paure. Non c’è più nulla da proteggere, salvaguardare, trarre in salvo.
Non c’è da ritoccare, c’è da distruggere.