Non è facile rimanere sani di mente… Non è facile non perdere la testa quando, dopo aver assistito a tanti terremoti in tv, i terremotati diventano i tuoi cari, i tuoi amici, le persone che ami di più al mondo.
Ma esiste una cosa chiamata “razionalità”, che ci impone di capire, di ponderare, di non farci prendere unicamente dall’emotività, anche se la situazione è difficile e il bisogno di una tregua si sta facendo impellente.
Il capro espiatorio, gettonatissimo in queste situazioni, è la teoria del complotto: stavolta tocca al governo Usa che, attraverso un’installazione militare in Alaska, avrebbe causato le scosse con le proprie onde a bassa frequenza.
Chi non è abbastanza pazzo da credere a questa teoria ha preferito dare la colpa al “fracking”, una particolare tecnica per far emergere gas e oro nero dal sottosuolo, che però in Italia non è mai stata utilizzata.
Da ieri, invece, circola moltissimo questo articolo: un’intervista ad Alessandro Martelli, ingegnere sismico, direttore del Centro Enea di Bologna, secondo il quale il terremoto era stato previsto.
Martelli spiega che esistono degli strumenti di previsione e che la Commissione Grandi Rischi fosse a conoscenza di un allarme diramato per la zona nord, nella quale un movimento del terreno di magnitudo superiore a 5.4 rendeva il terremoto “molto probabile”.
A differenza delle altre, questa teoria è più che sensata, ma non dovrebbe essere estrapolata dal contesto.
Modelli statistici di previsione dei terremoti esistono eccome, ma la loro capacità di predizione è comunque limitata.
Il fatto é che se “qualcuno” dice che entro un anno c’è la probabilità del 50% che nel Comune X ci sarà un terremoto di intensità superiore a Y, che si fa? Si fa evacuare il Comune per un anno? E se poi il terremoto arriva dopo un anno e 1 giorno? Senza considerare che qui non si parla di “Comune” ma di “Zona nord” e quindi di un territorio piuttosto esteso.
L’uso di questi modelli non dovrebbe essere inteso nel senso di predizione dei terremoti (il titolo dell’articolo é fuorviante) ma nel senso di protezione delle infrastrutture, cioè nella costruzione di edifici antisismici, e di “educazione” delle persone in caso di terremoto.
Negli Stati Uniti gli esercizi di simulazione disastro sono comuni. Negli edifici ci sono istruzioni di comportamento in caso di evacuazione, con l’indicazione dei punti di raccolta.
In Italia?