di James Marsh (Gb, 2014)
con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, Maxine Peake
durata: 123 minuti
★☆☆☆☆
Ancora un biopic, l'ennesimo, in questa marcia d'avvicinamento ai prossimi Oscar. Un film inglese su uno scienziato inglese, e non certo uno qualunque: Stephen Hawking è forse il più grande fisico vivente, autore di importanti libri e trattati di cosmologia alcuni dei quali diventati veri e propri best-seller (pensiamo a Dal Big Bang ai buchi neri, di cui tutti ne avrete certamente almeno sentito parlare). Hawking ha dedicato tutta la vita allo studio dell'universo e alla genesi del mondo: una vita intensa, difficile, affascinante, che, è bene dirlo subito, non merita di essere raccontata in questo modo e con questo film.
La teoria del tutto (il titolo si riferisce all'equazione con la quale Hawking prova a dimostrare le origini dell'universo, ma nel film nessuno lo dice) racconta soprattutto la vita privata dello scienziato, dai primi anni dell'università fino alla scoperta della terribile malattia (la SLA) che lo colpisce ancora giovanissimo, costringendolo prima all'immobilismo e poi alla perdita progressiva della parola, passando per la sua relazione con la bella e coraggiosa moglie Jane, che gli regalerà tre figli e, soprattutto, gli infonderà la forza per continuare a vivere e studiare.
La Teoria del Tutto segue infatti lo schema più abusato e ricattatorio del classico 'prodotto da Oscar' amplificandone al massimo i difetti, ovvero la subdola speculazione del dolore, un profluvio di scene madri e lacrime a comando alternate da incredibili cadute di stile (la discussione sulla funzionalità sessuale del pene di Hawking è davvero di pessimo gusto...), con l'aggiunta di una musica invadente e sovraccarica pronta ad esplodere proprio nei momenti 'topici' (quasi come per 'preparare' lo spettatore a ciò che vedrà). Insomma, un concentrato di stucchevole buonismo che rischia di mettere a dura prova il tasso glicemico di chi guarda...
Da apprezzare, in questo melenso e concitato drammone sentimentale, ci sono solo le prove degli attori: Eddie Redmayne ce la mette tutta nel rendere credibile un personaggio filmico reso quasi ridicolo dallo script (e se vincesse l'oscar non sarebbe scandaloso), mentre Felicity Jones tutto sommato è dignitosa nel suo ruolo di madre/moglie coraggio. A vanificare i loro sforzi però ci si mette anche il poco efficace make-up degli addetti al trucco, che in pratica non fa mai invecchiare nessuno dei protagonisti (sebbene quanto descritto dal film si dipani nel corso di una trentina d'anni), e anche quello degli scenografi che, allo stesso modo, utilizzano sfondi sempre piuttosto vintage nonostante il trascorrere del tempo fino (quasi) ai giorni nostri.