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la testa nel forno

Creato il 13 novembre 2012 da Francosenia

gas

Infilare la testa dentro il forno, oppure sedersi tranquillamente sulla propria poltrona preferita dopo aver aperto il gas dei fornelli (senza accenderli) ed aver chiuso le finestre. Questo, era una volta un metodo standard di suicidio, al teatro, al cinema e nella vita reale. Sia i film in bianco e nero che i gialli degli anni cinquanta erano pieni di soccorritori dell'ultimo minuto che buttavano giù la porta, urlavano "Gas!" e si precipitavano a spalancare le finestre. Fra le vittime di un simile metodo, nella vita reale, serve ricordare la poetessa Sylvia Plath. Ma adesso, di simili tipi di suicidio non si sente più parlare? Cos'è successo?
Il suicidio con il gas non è passato di moda. E' solo diventato molto meno conveniente. Il gas che ci arriva oggi in casa non è lo stesso gas dei nostri padri. Le moderne compagnie del gas forniscono "gas naturale", un combustile fossile naturale che è una benigna miscela di metano ed etano. Puzza terribilmente; ma non è poi così letale. Viene classificato come "asfissiante semplice". Se apri il gas, sì, morirai. Ma solo dopo che il gas avrà rimpiazzato la maggior parte dell'ossigeno o, più probabilmente, quando raggiungerà la fiamma pilota di una caldaia, e sarà esploso.
Ci vorrà tanta pazienza, e toccherà sopportare a lungo quel puzzo terribile!
Il vecchio gas, il gas di carbone o gas illuminante era tutta un'altra cosa. Veniva prodotto localmente dal carbone che era riscaldato dentro camere stagne. Il gas così prodotto, una miscela di metano, idrogeno e monossido di carbonio, non solo bruciava meravigliosamente, ma era perfetto per il suicidio. L'ingrediente attivo era il monossido di carbonio, ed il sangue ha un'affinità, verso il monossido di carbonio, di circa 200 volte superiore a quella che coltiva nei confronti dell'ossigeno; perciò, il monossido ci mette poco a saturare il sangue e far morire di fame d'ossigeno, cervello e sistema nervoso. Pochi respiri, poco più di un paio, di un 1% di monossido di carbonio sono sufficiente a mettere KO chiunque; basta respirarlo per pochi minuti e sei morto. Il gas di carbonio, di monossido ne aveva il 10%. Non è difficile capire perché ci fosse un psicologo che definiva il forno a gas come "la camera a gas che c'è in tutte le cucine". Come tutte le buone tecnologie, era veloce, conveniente ed efficace.
Poi, i progressi nella metallurgia e nella tecnologia della saldatura, fra il 1930 ed il 1940, hanno ucciso l'industria del gas. Il gas naturale, che era un sottoprodotto dell'estrazione petrolifera, prima veniva semplicemente bruciato alla sommità dei pozzi di petrolio, cominciò ad essere trasportato a lunghe distanze, facilmente e a buon mercato. Dopo la seconda guerra mondiale, le città americane cominciarono a passare rapidamente al nuovo tipo di gas, e gli impianti locali di gas raggiunsero i tram a cavalli e le fornaci a carbone dentro il mucchio polveroso della tecnologia scartata. In Inghilterra, il passaggio fu più lento, con un paio di impianti locali che durarono fino agli anni '70.
Durante gli anni '50 e '60, in Inghilterra, circa la metà dei suicidi venivano portati a termine con il gas. Dagli anni '70, quando il passaggio al gas naturale fu completo, il numero di suicidi con il gas crollò a zero. Ed anche il tasso di suicidio diminuì di un terzo. Anche il suicida apprezza la comodità. Se è troppo di disturbo, come diceva Dorothy Parker, "Tanto vale vivere". 

fonte: http://io9.com


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