La montagna scendeva a picco sul mare. Alla base c’era una soleggiata insenatura sabbiosa. L’acqua marina limpida invitava al bagno ed al nuoto. Per la configurazione orografica, la spiaggia era raggiungibile solo dal mare con barche e motoscafi. Sparuti escursionisti arrivavano in spiaggia, calandosi con funi, lungo le pareti a perpendicolo. I bagnanti si spingevano ad esplorare le grotte circostanti. Gl’innamorati, camminando in equilibrio sugli scogli, andavano ad amoreggiare tra le forre. In una grotta, su una roccia piatta, un bagnante scoprì una pittura impressionante, forse del Neolitico. Radunò dalla spiaggia gli altri e mostrò il portento. Dissero che era uno dei tanti murales, un dipinto su parete. Poteva misurare oltre i cinque metri di lunghezza e quattro di altezza. Ritraeva una gigantesca tigre dai denti a sciabola, nell’atto di saltare in avanti, la bocca spalancata coi canini a sciabola in bella mostra e gli artigli delle zampe anteriori, pronti alla predazione. La belva si materializzò, uscendo da remoti cunicoli spazio – temporali. Con prolungato, terrificante urlo, cui fecero eco i bui recessi della grotta, s’avventò sui malcapitati. Infisse i canini come pugnali nei crani dei bagnanti più vicini. Squarciò la gola a quelli in fuga, spezzò le costole, cosce ed arterie a quanti cercavano di tuffarsi in mare. L’insenatura sabbiosa fu piena delle grida disperate dei bagnanti in fuga, oltre ai latrati della belva. Il bagnasciuga tinto di sangue. Da una barca, un villeggiante, munito di una super – otto prontamente filmò la scena. Sgozzati i bagnanti sulla riva, la grossa tigre s’infilò nella grotta da cui era uscita, scomparendo.
Sbarcata sulla spiaggia dell’eccidio, la squadra speciale dell’esercito non trovò la belva. Il commissario incaricato delle indagini concluse ch’era un caso anomalo. A conferma dell’ipotesi, c’era il filmato del video – amatore. C’era da esaminare il dipinto sulla roccia che ritraeva per davvero una enorme tigre dai denti a sciabola con la bocca insanguinata. La Scientifica dedusse che si trattava di pittura ad olio su pietra, opera di un artista contemporaneo. Però le macchie rosse intorno alle fauci erano vero sangue umano. L’enigma s’addensò. Realtà, visione, illusione ed incantamento, fusi intrichi inestricabili. Verità oltre remoti mondi. Un poeta scrisse:
la realtà vaga volando simile ad un sogno.