Magazine Cucina

la “tipicità” non è un insulto!

Da Sallychef

Quando ti arrabbi più volte per lo stesso motivo nell’arco di una settimana, è doveroso comprendere e spiegare il perché.

Quando nel campo della ristorazione, in cucina, si parla di tipicità si fa riferimento all’alimento o al prodotto che proviene da un territorio specifico: frutta, ortaggi, pietanze; con questo sostantivo non si sottintende che sia spregevole anzi, spesso ci si riferisce all’eccellenza o al fatto che rappresenti un’espressione culinaria storica.

Con questa premessa ora darò sfogo alla mia rabbia che non è indirizzata a qualcuno in particolare; è una mia riflessione ad alta voce.

Quando la tipicità è riferita alle persone originarie di una regione o città , si commette il grave errore di  attribuirgli un significato negativo: “è tipico dei XXX essere maleducati; la furbizia è tipica dei XXX “

Quando sento queste espressioni mi ribolle il sangue. Mi sento offesa.

Mi rivolgo a chi vanta impropriamente di essere Chef, a chi sparla di passione in cucina, a chi ostenta  amore per il cibo, veicolo di cultura, di tradizione, di storia, di deferenza e di persone;  non puoi  dare validità generale a ciò che è valido per il particolare;  hai l’obbligo morale di prestare attenzione e rispetto,  non arrogarti il diritto di etichettare una popolazione solo per aver incontrato un individuo spregevole che non rappresenta il territorio di provenienza, ma solo se stesso, nel bene e nel male.

A mio avviso, chi adopera costantemente questo atteggiamento, non è degno di entrare in cucina, non dovrebbe nemmeno pelare le patate perché ha standardizzato il suo pensiero, con superficialità e mancanza di professionalità.

Quando troverete il tempo per riflettere, ricordate che l’umiltà, la dedizione, il rispetto hanno origine nelle buone abitudini e non vedono confini.

Sono molto arrabbiata!!!


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