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La tirannia dello sciopero

Creato il 25 gennaio 2012 da Ilgrandemarziano
La tirannia dello scioperoÈ sufficiente un manipolo di TIR coordinati secondo tecniche di pseudo-guerriglia urbana in punti nevralgici della rete stradale di un paese, per sequestrare un'intera nazione. E disagi di proporzioni simili, per esempio, possono essere provocati anche da scioperi di autoferrotranvieri, medici, operatori ecologici, farmacisti, benzinai eccetera. Dal canto loro, invece, una segretaria, un impiegato, un negoziante o un artigiano, che cosa possono fare? Che potere hanno? Quale reale peso politico e sociale hanno le voci delle loro categorie (a parità di numero di aderenti) il giorno che decidono di incrociare le braccia per difendere i loro diritti?
Non è un caso che questi gruppi, impiegati in testa (ma, sbaglio, o anche i negozianti dovettero subire a suo tempo le liberalizzazioni delle licenze commerciali senza colpo ferire granché?), siano sempre stati tartassati dallo Stato più di tutti gli altri. Innanzitutto perché non sono vere e proprie "categorie", e i loro connotati di "corporazione" sono commisurati solo dall'effettivo potere dei sindacati che li rappresentano (e ho detto tutto). In secondo luogo perché se scioperano non possono fare in modo che a qualcun altro, tranne che a loro stessi, gliene freghi qualcosa, certo non a livello nazionale, certo non nei termini e nelle misure comparabili a quello che sta succedendo in questi giorni in Italia.
La tirannia dello scioperoDunque il massimo strumento di protesta per contestare le decisioni di un governo, ovvero di affermare le ragioni di una determinata categoria di lavoratori e, idealmente, combattere le (presunte) ingiustizie subite, è esso stesso portatore di una profonda iniquità. In altre parole non tutti gli scioperanti sono uguali di fronte alle medesime istanze di giustizia e a dispetto delle medesime regole di sciopero che, pur essendoci, evidentemente hanno più di una difficoltà a far essere rispettate. Si innesca così il paradosso in base al quale lo sciopero non può (più) essere uno strumento democratico di lotta sociale, avendo connaturati in sé dei privilegi che discriminano le categorie dei lavoratori sulla base della forza politica e sociale che riescono a esercitare con la loro protesta, ovvero sono portatori di ingiustizie non dissimili da quelle che si propongono di combattere.
Non c'è alternativa dunque, se non scioperare contro gli scioperi. E poi, gioco forza, scioperare contro gli scioperi contro gli scioperi. E via così. In una catena ininterrotta di scioperi contro altri scioperi, per cui in ultima analisi tutti quanti si ritroveranno a scioperare, almeno fino a che, per la consolazione finale di tutti, quella sì, davvero democratica, ogni cosa dovrà cambiare per fare rimanere tutto gattopardescamente come prima. Dite la verità: non è - in fondo - quello che volete?

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