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La bellezza e la funzionalità dell'arte si manifestano sempre in un ventaglio di infinite variazioni : dalla pittura alla scultura, la moda, il cinema, il cibo, la musica, gli arredi.
Anche un semplice accessorio, benché frivolo, può trasformarsi in un'opera d'arte, come abbiamo visto con la casa delle bambole di Petronella Oortman e racchiudere nel suo interno la storia di chi lo ha posseduto e contemporaneamente trasmettere la cultura e il costume di un'epoca passata.
Alla prima esposizione universale del 1851, così a lungo voluta dal Principe Alberto, avvenuta nella ambiziosa Londra vittoriana; una folla innumerevole di visitatori nell'incredibile edificio in vetro del Crystal Palace, tra mille meraviglie, si attardò con particolare riguardo davanti ad un mobilio di estrema eleganza e ricercatezza, che si distingueva per la presenza di affascinanti stili diversi : la toeletta della duchessa di Parma.
Questo mobile-gioiello in legno dorato e specchi rappresentava un capolavoro nelle arti figurative, la cui fabbricazione era conosciuta in gran parte da molti all'epoca, come era conosciuta la persona che attendeva di utilizzarlo.
Nella Francia politicamente instabile degli anni '30- '40 dell'Ottocento, sedeva allora sul trono Luigi Filippo (1830-1848), che quindici anni primi grazie alla Rivoluzione di Luglio, si era dichiarato re dei Francesi estromettendo così dalla successione Enrico di Borbone, figlio del detronizzato Carlo X ( 1778-1820).
Nondimeno, nel 1845 si celebrò il matrimonio tra Luisa Maria di Borbone (1819-1864), nipote dell'ex re Carlo X, e del futuro duca di Parma e Piacenza Carlo III (1823-1854).
Le nozze ebbero luogo nel Castello di Frohsdorf, nella Bassa Baviera e dovevano rispolverare e mostrare al mondo la magnificenza mai dimenticata dell'Ancien Régime sotto i Borboni, guardando con occhi malevoli gli "usurpatori".
In quel lieto evento le dame legittimiste di Francia si unirono e mediante una sottoscrizione, commissionarono questo tavolo con accessori per toeletta per la "piccola figlia di Francia".
Nacque come una delle creazioni più lussuose del tempo, iniziata nel 1845 e conclusa sei anni dopo.
Come il pittore greco Zeusi per ritrarre la bellissima Elena, scelse le fanciulle più belle, ritraendone le loro parti più perfette, questa volta era l'opera che richiedeva i migliori artisti del tempo, ognuno specializzato nella propria maestria.
Il brillante orafo francese Francois-Désiré Froment-Meurice (1802-1855), si avvalse della collaborazione di un architetto, due scultori, un ornatista e due smaltatori.
La struttura fu realizzata in legno di quercia, usando nella composizione oro, argento, rame, bronzo, ferro, vetri blu, smeraldi e granati, tutto rifinito con estrema puntigliosità e un colpo d'occhio di esuberanza e maestosità.
Il filo conduttore dell'opera stessa era l'esaltazione della Francia tradizionale, della dinastia dei Borboni con i suoi valori e diritti, con i suoi principi di monarchia assolutista, di governare non tramite il volere del popolo, ma il consenso di Dio.
I gigli e le rose simboli della nazione si uniscono all'edera, da sempre accostata alla fedeltà matrimoniale, quattro cupidi reggono il prestigioso mobile, mentre in alto troneggia lo specchio monumentale. La brocca e il catino richiamano insieme la cultura islamica e rinascimentale, i portagioie convertiti in reliquari medioevali, raffigurano venti nomi importanti di Francia e al contempo tutto prorompe in rievocazioni dell'arte dal XII al XVII secolo.
Questo lavoro di propaganda rientrava nella corrente degli ecclettismi, una combinazione di elementi tratti dai vari stili storici, che si impose intorno alla seconda metà del XIX secolo, dove gli artisti credevano nello studio del passato, cercando di omaggiarlo nelle loro reinterpretazioni.
Nella toeletta della duchessa di Parma collimano le due diverse culture di Oriente e Occidente.
Non si conoscono le reazioni di Luisa Maria di Borbone davanti a tale manufatto, certo è che lo adoperò solo per otto anni. Nel 1854 il marito Carlo III rimase ucciso in un attentato, la duchessa rimase reggente per il figlio fino al 1859, quando il ducato di Parma venne annesso al Regno di Sardegna.
Le ultime vestigia era cadute.
Sic transit gloria mundi.
M.P.