È un frammento video che fuga ogni dubbio, una pratica dis-umana, anche se bisognerebbe rimodulare, ritradurre l’aggettivo umano e magari spogliarlo della connotazione “democratica” o di “tolleranza” di cui spesso si fregia.
Pochi dubbi, e molte certezze. Un nastro trasportatore, un recipiente, e migliaia di pulcini. L’unica loro colpa è il loro essere “maschi”, quindi poco importanti per il mercato delle uova, ed anche poco importanti per la macellazione. Un nastro che di lì a poco li porterà ad entrare in un tunnel, il tunnel in questione è un tritacarne e ci entreranno vivi, per uscirne tutti insieme come un ammasso di piume e carne.
Sono gli attivisti di Mercy for Animals, letteralmente “Pietà per gli animali”, a riprendere le scene agghiaccianti di un grande allevamento di galline ovaiole, nello Stato americano dell’Iowa, attraverso una telecamera nascosta.
Le immagini parlano da sole. Gli addetti alla selezione dei pulcini, decidono attraverso delle operazioni meccaniche con un distacco incredibile, chi è destinato a finire nel tritacarne e chi no, e lo fanno con una freddezza propria della catena di montaggio, quel sistema che per anni ha trasformato individui di carne ed ossa in macchine, senza cuore e senza alcuna ragione. I pulcini che non “servono”, che non possono essere utilizzati per “far soldi” vengono scartati velocemente, chi è maschio finisce nel tritacarne, chi è malato finisce nel tritacarne, chi non può essere venduto finisce nel tritacarne, chi quindi non risponde alla logica del profitto viene gettato in un condotto che porta alla macchina che trita tutto.
Chi supera le rigide selezioni sono le femmine, sane, che vengono ingabbiate e “costrette ad una vita al limite di ogni possibile tolleranza”. Sotto la luce di neon, con poco spazio per muoversi, è facile che alcune perdano il senno, e così capita spesso che procurino lesioni fisiche alle vicine o a loro stesse, e quindi per evitare queste situazioni, vengono “sbeccate”, ossia gli viene rimosso una parte del becco, arrecando ulteriormente un danno fisico arbitrario.
Sono 150 mila ogni giorno, i piccoli pulcini a cadere vittima di questa mattanza silenziosa. Numeri davvero impressionanti, che spesso non fanno rumore solo perché le vittime in questione sono “solo” animali, ossia delle vittime previste, nella logica del profitto e nella logica della sopravvivenza per l’essere umano, colui il quale ha il potere di decidere vita e morte delle specie animali, in spregio alle regole stabilite dall’Unione Europea. Non è il primo caso che ci troviamo ad analizzare da spettatori inermi, perché basti ricordare le barbarie perpetrate in Estremo Oriente, in Cina, Vietnam e Corea sugli orsi asiatici, meglio conosciuti come Orsi della Luna per l’estrazione della loro preziosa bile, utilizzata tradizionalmente nella cultura asiatica. Oppure l’allevamento lager per l’addestramento di cavalli negli Stati Uniti, dove ai poveri animali venivano perpetrate sevizie immonde per “migliorare” le loro andature e la loro abilità.
Negli anni sono stati numerosi gli episodi di pari crudeltà e violenza, e non sembra esserci una controtendenza nel Mondo, anche perché bisognerebbe ristrutturare la cultura insita in ogni paese, e soprattutto affiancarla od incentivarla attraverso normative specifiche volte a tutelare la salute e la cura degli animali.
Non possiamo stupirci dell’incattivimento di buona parte della comunità umana verso gli animali, se proprio tra simili, appunto gli umani, quella cattiveria è elevata all’ennesima potenza, soprattutto perché in molti paesi del mondo gli animali non sono considerati di primaria importanza ma semplicemente esseri “sacrificabili” tranquillamente per la sopravvivenza o per il diletto dell’essere umano.