Alla regia del suo secondo lungometraggio, The Town, Ben Affleck conferma le ottime sensazioni di Gone Baby Gone (2007) incrementandole con qualcosa di nuovo: una crudezza maggiore dato il tema decisamente aspro della nuova sceneggiatura.
Ogni città, e specialmente in USA, ha il suo quartiere malfamato in cui si commettono i più efferati crimini e si perpetrano le più indicibili violenze e, in questo, Boston non fa eccezione.
Charlestown, o più semplicemente The Town, è il quartiere più violento della città del Massachusetts con il più alto numero giornaliero di banche svaligiate.
Nella melma violenta di queste tristi viuzze si svolgono le vicende di una banda criminale capitanata da Doug MacRay (Ben Affleck) che ha come scheggia impazzita il violento Jem (Jeremy Renner): il gruppo da loro guidato si occupa di svaligiare banche e furgoni portavalori per conto del “Fioraio” Fergie (Pete Postlethwaite).
Tutto questo finchè Doug non si troverà di fronte alla difficile scelta tra lasciare The Town e quindi gettarsi alle spalle il suo turpe passato oppure sprofondare sempre di più in un abisso di crimine e violenza senza fine, finchè l’FBI o una pallottola non vi mettano.
E’ proprio in questo difficile dilemma che si nasconde tutta la bellezza del film: una visione dicotomica della condizione di Doug, nato e cresciuto in mezzo alla violenza ed alla logica omertosa del quartiere di Boston, sotto la guida del padre ultraergastolano e di tanti, troppi, amici dal grilletto facile e dal cervello esulcerato dallo squallore in cui vivono; Doug è combattuto, vorrebbe andar via da Boston in cerca di una vita migliore lontano dalle sparatorie ma si accorgerà che realizzare la tanto agognata fuga sarà pressocchè impossibile quando si è stretti nella morsa dei ricatti dei federali e dei boss.
The Town è un film in cui si fa fatica a prendere le parti dei federali: sarà per il volto ed i modi da bravo ragazzo di Ben Affleck o per il modus operandi degli agenti sempre più simile, se non peggiore, di quello dei criminali.