Nel post "Lo stato dell'arte accessibile" dello scorso 3 aprile, (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/04/lo-stato-dellarte-accessibile.html ) mostravo il calendario e gli ospiti invitati a parlare da Fortunato D'Amico durante la due giorni di incontri.
Fra questi ultimi c'è anche lo scrivente...
Ora in anteprima la traccia della mia relazione che presenterò al convegno. Se ne avete la voglia buona lettura...
Lo
stato dell’arte accessibile oggi
Partendo
dal presupposto che nonostante l’uso consueto del termine “arte contemporanea”
ho sempre ritenuto che questa ultima non esista, o meglio che tutta l’arte sia
e sia stata contemporanea e che l’unico distinguo che si possa fare sia
sull’anagrafe dell’uomo che produce arte, mi piace indagare, in questa sede,
sul fatto o no, che esista un’arte accessibile.
Cosa
si intende per arte accessibile?
Accessibile
inteso come prezzo? Nel senso low-cost e alla portata di qualsiasi portafoglio?
o accessibile intesa come concetto, contenuto o comprensibilità?
Beh,
il dilemma è amletico. Anche qui il passato insegna che ci sono stati illustri
artisti, che agli albori della propria carriera hanno venduto i loro
capolavori (che oggi troviamo esposti nei musei), per un “piatto di minestra”.
Quindi si potrebbe dedurre che tutta l’arte è o è stata accessibile.
Sul
concetto di accessibilità relativo alla comprensione, lì le cose si fanno molto
più complesse. Se si interroga l’uomo della strada e gli si mostra il
capolavoro di Marcel Duchamp, “fontana”, risulta ancora oggi, ad un secolo di
distanza, incomprensibile e inaccessibile a molti.
Quindi
il problema forse si cela proprio sul concetto di accessibilità intellettuale,
anche se il prezzo, in un momento di profonda crisi economica e finanziaria
come quello che stiamo vivendo è un argomento di assoluta attualità.
Ma
anche qui, nasce un dubbio: il concetto di prezzo è equivalente al valore?
Mi
spiego meglio: spesso, le due cose si confondono e si attribuisce un valore
formale ad un oggetto solo perché costoso e per la legge degli opposti e dei
contrari, un oggetto costoso non può che essere un oggetto di valore.
Invece
il prezzo, di frequente è determinato da una infinità di leggi di mercato,
speculazioni, di comunicazione e marketing, ed infine la famigerata legge della "domanda e offerta",
mentre il valore è e rimane, un concetto esclusivamente vincolato alla qualità
del lavoro stesso. Oserei dire universale.
La
valutazione di opera d’arte, risulta da sempre essere uno degli esercizi più
complessi da risolvere. Tanto è vero che spesso si ricorre alla vendita al
miglior offerente, in quanto unico ed originale, completamente differente da un
altro anche se prodotto dalla stessa mano, con medesima tecnica, coevo come
epoca, identico di formato e soggetto.
Questo
perché, da quando l’arte è passata, da essere un “arte commissionata” ad
un’arte di “proposta” è nato il concetto di “collezionismo moderno” svincolato
da obblighi di palazzo, necessità politiche e propagandistiche e quindi libero
ed ambizioso, risolto sull’estetica, la sensibilità personale e la conoscenza.
L’artista
occupa allora, definitamene e, oserei dire, finalmente, un ruolo di libero
pensatore e sperimentatore emotivo, abbandonando definitivamente l’aspetto
artigianale del proprio lavoro e di questo all’occorrenza farne solo buon uso e
non solo mezzo.
Ma
torniamo all’argomento principe di questo intervento. Domandiamoci realmente
cosa si intende oggi per arte accessibile.
Visto
il contesto, mi verrebbe facile pensare che si intenda esprimere, e mettere in
luce, solo l’aspetto economico. Invece voglio per ora indagare l’aspetto
intellettuale della cosa.
Siamo
davvero pronti a percepire, comprendere e “digerire” quello che nella stragrande
maggioranza dei casi viene proposta dagli artisti di questa generazione?
Sono
convinto di no.
Ma
tutto questo non perché ci sia un divario “generazionale” o una incomprensione
estetica. Mancano le basi.
Siamo
eccessivamente e profondamente ignoranti, lontani dai fatti dell’arte,
impreparati e nei migliori dei casi, ancorati ad un passato fin troppo
ingombrante.
Abbiamo
imparato o meglio ci hanno educato a fidarci esclusivamente del nostro gusto
estetico, senza la consapevolezza che quest’ultimo si forma e si sviluppa
attraverso la conoscenza.
Più
si conosce, più si acquisisce capacità di analisi.
Più
si allargano gli orizzonti e più si forma e si sviluppa il nostro senso
estetico.
E
di conseguenza si arriva a scoprire nuova bellezza anche dove fino a poco prima
esisteva solo il nulla, l’insignificante, l’incomprensibile.
E’
un po’ come se il sottoscritto dicesse “il gioco del biliardo fa schifo” o
peggio ancora, senza conoscerne le regole, sapere come si tiene in mano una
stecca, decidesse di giocare. Sarebbe solo presuntuoso e pretenzioso. La
scorciatoia per arrivare a esprimere giudizi negativi ed affrettati sul nobile
giuoco del biliardo, come: “il gioco del biliardo fa schifo”
Non
è certo questa la sede per fare un processo e determinare chi sia il colpevole
di questo progressivo degrado culturale che ci porta ad non avere più un vero e
proprio metro di valutazione che non sia il denaro, il prezzo, il costo, ma è
certamente la sede per cercare di sensibilizzare e cercare di colmare alcune
lacune importanti.
Partendo
da dove? Ma da noi stessi, operatori del settore.
Cercando
e sforzandoci di porci davanti ai nostri interlocutori senza dare nulla per
scontato ma cercare di rendere comprensibile, non dico necessariamente
piacevole, ma solamente “accessibile”, ciò che mostriamo e proponiamo.
Parlare
di arte accessibile, da qualche anno a questa parte, ovvero da quando siamo
stati catapultati in questo clima di recessione, sembra quasi diventata una
necessità per far sopravvivere un settore che in realtà vegeta da tempo, non
certo per colpa della sola crisi economica.
La
necessità è un’altra: è necessario, anzi obbligatorio rendere accessibile
l’arte. A tutti!
Lavorare
esclusivamente sulla qualità!
Lavorare
sulla consapevolezza dell’importanza che ha l’arte nella nostra società, e
nella storia dell’umanità tutta.
L’imperativo
di oggi è educare a quest’ultima, come avveniva in passato, anche a costo di
sostituirci a quelle istituzioni che, di base, dovrebbero servire a formare il
gusto e la sensibilità degli individui.
Creare
cultura e soprattutto cultura dell’arte. In tutte le sue forme ed espressioni.
Senza discriminazioni! Questo è Arte Accessibile.
E
soprattutto senza paure.
Perché
scrivo senza paure?
Beh,
questa parentesi, questa affermazione, mi viene fornita da alcune vicende
vissute e viste negli ultimi tempi.
Premetto
che è lontana da me l’idea di fare politica in questa sede, ma una riflessione
mi pare doveroso farla.
Come
è possibile parlare di Arte Accessibile quando non c’è accessibilità all’arte?
Negli
ultimi mesi l’attuale governo (ma anche il precedente), ha messo in atto,
giustamente, alcune misure restrittive per sanare il “caso Italia”. Purtroppo
però, andando “tagliare” anche sulla cultura ed in particolar modo sull’arte in
maniera pesante (voglio ricordare e sottolineare che proprio qualche giorno fa sulle pagine del prestigioso quotidiano che ospita questa manifestazione, IL SOLE24ORE, è stato pubblicato un articolo che metteva in risalto che il "sistema arte" in Italia produce il 5% del PIL). Non solo, ha instaurato un clima di terrore nei confronti di
chi, per amore, passione ma anche solo speculazione, compra e vende arte come se il
mercato dell’arte fosse solo rivolto ed indirizzato ai grandi evasori.
Al
contrario di altri paesi Europei, ma non solo quelli, l’Italia non ha fatto
nulla per incentivare l’arte ed il proprio mercato (ad esempio, siamo il paese
europeo cha ha la più elevata aliquota fiscale sulla compra/vendita di opere
d’arte) anzi, nonostante il “Prodotto Arte” sia per il nostro paese, ancora il
miglior spot pubblicitario, non viene più erogato uno straccio di finanziamento
per un qualsivoglia progetto ( a parte quelli promessi per interventi obbligatori come quelli da poco stanziati dal Cipe -Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).
Chiedo
scusa come al solito sono andato fuori tema. Torniamo all’argomento principe di
questo mio intervento, l’Arte Accessibile.
Se
per Arte Accessibile, ed ora analizzo un altro aspetto di questo argomento, si
intende l’arte emergente, quella giovane, quella non ancora consolidata, fuori
dai circuiti convenzionali, allora il sottoscritto si fa paladino e difende a
spada tratta questo argomento. Da anni porta avanti più e più iniziative volte
a dare visibilità e spazio a quei giovani artisti che aldilà del mezzo
utilizzato, abbiano qualcosa da dire, con tutto il loro bagaglio di necessarie
incertezze e fragili sicurezze, grandi ambizioni e smisurate rabbie, Ho
assoluta fiducia nell’arte giovane, ritengo che sia l’aspetto più affascinate,
intrigante e accessibile della nostra proposta artistica! Parlano ancora un
linguaggio diretto, senza mistificazione ne compromessi. Vero, genuino e
spontaneo anche quando utilizzano apparati tecnologici da migliaia di euro e così
come quando il mezzo è la punta di un semplice lapis. Questa è per me l’essenza
del concetto di Arte Accessibile.
Concludendo,
di recente, con fare provocatorio ho affermato, durante un incontro pubblico,
che l’arte di oggi ha perso o meglio, crediamo che abbia perso, tutte le
funzioni originarie per la quale è nata.
Ovvero
quelle necessità del genere umano che hanno fatto sì che le espressioni
artistiche fossero legate a
concetti spirituali/religiosi, a soddisfare esigenze commemorative e
celebrative, a colmare e soddisfare necessità politiche/propagandistiche,
urgenze evocative, quelle solamente necessarie dimostrare ricchezza e potenza,
a quelle esclusivamente decorativi, mantenendo solo intatto l’aspetto economico
speculativo.
Ovvero
l’arte di oggi serve solo a fare denaro. Serve solo a produrre ulteriore
ricchezza!
Ecco
perché concettualmente non può esistere una vera e propria arte accessibile.
Fortunatamente,
come già detto, intendevo fare solo una provocazione… ma come un vecchio detto
popolare recita: “Anche arlecchino, burlando, disse la verità”
per "Lo stato dell'arte accessibile",
Roberto Milani