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La tradizione del Natale e le sue evidenti tracce di lontane origini pagane

Creato il 29 dicembre 2015 da Alessiamocci

Sulla cronologia della nascita del Messia le fonti storiche sono discordi. Invece, dal punto di vista liturgico, il Natale che è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù e cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano), è caratterizzato dalla celebrazione di tre messe: la festa si collega al “ciclo natalizio” con l’Avvento (dal 1920 si diffondono in Germania per poi diffondersi in Europa e negli Stati Uniti, i calendari dell’avvento di cartone con 24 finestre riempite, per la gioia dei bambini, con forme di cioccolata raffiguranti motivi natalizi), periodo di attesa e penitenza che nel rito romano comprende le 4 settimane precedenti il Natale, la Circoncisione (1 gennaio) e la purificazione di Maria Vergine (2 febbraio).

Il Natale, sebbene profondamente permeato di spirito cristiano, conserva in molte tradizioni e credenze tracce talora evidentissime delle lontane origini pagane. Un tempo diffusissimo in tutta l’Europa, tuttora sopravvissuto in molte regioni, è il ceppo natalizio, generalmente di quercia, che la notte di Natale veniva spruzzato di acqua benedetta e messo solennemente ad ardere nel focolare, dal capo di casa.

Talvolta si traevano presagi dalle scintille, mentre le ceneri (alle quali la superstizione popolare attribuiva particolari poteri) erano conservate ed usate poi come rimedi contro le calamità e malattie. Nell’usanza, è evidente il residuo di antichissimi riti di eliminazione e propiziazione, legati al potere distruttivo ma purificatore del fuoco.

Comune è l’uso di scambiarsi doni in occasione del Natale: doni che ai bambini si dicono portati da Gesù Bambino, da Babbo Natale (personificazione del Natale sotto le spoglie di un vecchio barbuto con abito e cappello rosso) o – nei Paesi anglosassoni – da Santa Klauss. La consuetudine dei doni natalizi sembra derivare dall’antico costume romano delle “strenne”, rami di albero consacrati che la gente si scambiava come augurio di prosperità ed abbondanza, alle calende di gennaio.

Secondo la leggenda ad inaugurare l’uso sarebbe stato Tito Tazio, re dei Sabini, chiedendo ai suoi sudditi ogni capodanno, un ramoscello di alloro od ulivo colto nel sacro boschetto della dea Strenia (dalla quale deriva, appunto, il nome “strenna”).

Sebbene la tradizione della strenna romana richiami facilmente alla memoria quella dell’albero di Natale, sembra che tra le due sia da escludere ogni rapporto. Le origini della tradizione dell’albero di Natale di cui molto è stato discusso (tra le ipotesi, si è pensato ad una relazione con l’albero di Adamo ed Eva, che appariva spesso nelle rappresentazioni medievali) sono ancora misteriose ed avvolte nella leggenda.

Si sa soltanto con sicurezza che l’uso dell’albero si affermò nei Paesi nordici verso la fine del XVI sec., e che la sua diffusione fu molto lenta, dato che nel 1765, Goethe sedicenne restò stupito ammirando per la prima volta a Lipsia un abete decorato ed illuminato. In Francia, il primo albero di Natale fu introdotto nel 1840, dalla duchessa d’Orleans; poi questa usanza si diffuse velocemente in tutta l’Europa meridionale offuscando in Italia la tradizione tipicamente cristiana del presepio, ossia, la rappresentazione plastica di scene della Natività di Gesù Cristo che si usa tenere esposta nelle chiese e case, fra il Natale e l’Epifania.

Il vischio sacro ai popoli antichi, si raccoglieva con un atto liturgico, il sesto giorno dopo il Solstizio d’inverno (il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel Cristianesimo e nella Bibbia ed il Natale, che cade nel periodo dell’anno in cui il giorno inizia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo).

I Druidi, indossando delle tuniche bianche, tagliavano la pianta con un falcetto d’oro, per poi usarla nei sacri cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione. Esso era considerato un dono della divinità; i Celti ritenevano che quest’arboscello nascesse dove era scesa una folgore, rappresentazione di una discesa dell’essenza divina sulla terra; inoltre credevano che una particolare bevanda composta da questa pianta fosse un efficace elisir contro la sterilità; infatti nei riti di fertilità venivano sacrificati, al momento della raccolta, due tori bianchi.

Attivato tramite cerimonie religiose, essi usavano il vischio anche per propiziare buoni raccolti e protezione al bestiame. Esso secondo il folclore è ritenuto un valido aiuto per donare prolificità sia nell’esistenza materiale che spirituale ed è ancora oggi diffusissimo come dono nella notte di San Silvestro, regalato di buon augurio a parenti ed amici che se fidanzati, passando davanti ad una pianta di vischio, si devono baciare altrimenti la ragazza non si sposerà entro l’anno. Messo davanti all’uscio di casa, serve anche per allontanare malefici e demoni.

L’agrifoglio è un sempreverde con bellissime bacche rosse, molto decorativo. Nel Medioevo era associato al diavolo, per via delle foglie spinose, ma in ogni altro periodo e presso ogni popolo è sempre stato da tutti molto amato, perché le allegre bacche colorano i boschi in pieno inverno. I Romani ne decoravano la casa nel periodo dei Saturnali, i Germani appendevano un fascio di rami di agrifoglio sulle porte per attirare la fortuna ed allontanare gli spiriti maligni; i Celti se ne offrivano mazzetti come simbolo di rigenerazione.

La stella di Natale, è così denominata dai missionari spagnoli perché la sua forma ricorda quella di una stella ed il suo massimo splendore si ha nel periodo natalizio. La storia c’informa che dal secolo XIX, essa è nota per essere entrata a far parte, nelle feste natalizie, dell’ornamento dei templi cristiani europei e che la Basilica di San Pietro in Vaticano fu addobbata per la prima volta con la suddetta pianta la notte del 24 dicembre del 1899 riscuotendo l’ammirazione di ogni fedele, per la sua particolare bellezza. Da allora, nel nostro Paese, la stella di Natale è stata legata al periodo natalizio.

Pur se il soggetto della Natività si trova già dal II al IV sec. in alcune pitture delle catacombe, e nel IV sec. compare in rilievi di sarcofaghi, la vera e propria origine del presepio è da ricondurre alle antiche rappresentazioni sacre eseguite durante le feste natalizie e dalle quali San Francesco, secondo la sua tradizione, avrebbe tratto l’idea del presepio realizzandolo per la prima volta in un bosco presso Greccio (Natale 1223).

Written by Mariagrazia Toscano


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