Trecentocinquantasette morti, uno al giorno. Una strage. E’ enorme il numero coloro che non hanno resistito alla frustrazione, alla disperazione e alla difficoltà di tirare avanti, giorno dopo giorno, senza uno straccio di lavoro. Sono i suicidi della crisi, coloro che si sono tolti la vita anche perché disoccupati. E’ la cifra eclatante e drammatica resa nota da Eures, il centro studi economici e sociali, e riguarda il 2009.
Secondo Eures in quell’anno, in Italia si sono tolte la vita 2.986 persone, il 5,6 per cento in più dell’anno precedente. E con il loro numero, cresce anche l’interdipendenza con la crisi: i suicidi compiuti da disoccupati, nello stesso anno, sono stati 357, praticamente uno al giorno, il 37,3 per cento in più rispetto ai 260 del 2008, mentre i suicidi per ragioni economiche hanno raggiunto sempre due anni fa il valore più alto dell’ultimo decennio: 198 casi, il 32 per cento in più rispetto al 2008 e il 67,8 per cento rispetto al 2007. Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultimo report sul fenomeno curato dall’Eures.
L’incremento assoluto del numero dei suicidi, in controtendenza rispetto al biennio precedente, investe sia le donne (+1,6 per cento) sia gli uomini (+5,6 per cento), ma l’incidenza della componente maschile (78,5 per cento) raggiunge nel 2009 il valore più alto mai registrato negli ultimi decenni.
A preoccupare di più i ricercatori dell’istituto di ricerche economiche e sociali è proprio il crescente rilievo della “matrice” economica: 272 dei disoccupati suicidi nel 2009, cioè tre su 4, erano soggetti espulsi dal mercato del lavoro. E in ogni caso il lavoro “anche in termini relativi costituisce un vero e proprio discrimine nella lettura del fenomeno”: nel 2009 si sono registrati ben 18,4 suicidi ogni 100mila disoccupati contro 4,1 tra gli occupati.
I suicidi per motivi economici arrivano a rappresentare nel 2009 il 10,3 per cento del fenomeno “spiegato” (non considerando cioè i casi di cui non si e’ stabilita una motivazione) a fronte di appena il 2,9 per cento rilevato per il 2000: il suicidio per ragioni economiche rappresenta un fenomeno quasi esclusivamente maschile (95 per cento dei casi nel 2009) “a conferma di come questo si leghi alla acquisizione/perdita di identità e di ruolo sociale definita dal binomio lavoro/autonomia economica”.