“Noi avevamo un obiettivo politico che era quello di impedire che il Patto del Nazareno, che noi consideriamo una fonte di inquinamento della vita pubblica, proiettasse le proprie ombre sul Quirinale. Volevamo liberare il campo da quello che consideriamo l’oggetto principale della nostra polemica politica e ci siamo riusciti, abbiamo contribuito a costruire questa scelta. La felicità di una giornata come quella di oggi dipende da diversi fattori, il primo se posso dirlo è lo stile del discorso. Noi siamo stati troppo a lungo abituati ad una semplicità comunicativa che era la propaganda, anzi la pubblicità, il discorso politico in forma publicitaria, una specie di gigantesco carosello e da Berlusconi a Renzi, debbo dire, con continuità… Sergio Mattarella fa irrompere invece un lessico a cui non eravamo più abituati, sobrio, stringato, ed è una semplicità che racconta il paese che sa nominare i soggetti, le persone ammalate, gli anziani, coloro che sono privati persino dell’orizzonte del futuro. Dice delle parole che erano scomparse dal vocabolario della vita pubblica: pace.
Lo dice non in forma generica ed ecumenica ma ricordando che la Costituzione adopera un verbo biblico: l’Italia ripudia la guerra e vorrei ricordare che questo avviene, diciamo così, in contraddizione, che questo solenne principio è stato più volte contraddetto. Ricorda che cosa significa l’unità del paese che non è lo stendardo, la coccarda di un nazionalismo sciocco, significa l’unità dei diritti degli italiani, l’unificazione del Nord e del Sud dell’Italia. Parla ancora di Mezzogiorno d’Italia che è un altro argomento negletto e dimenticato. Ecco io sono molto contento perché non si costruisce il futuro con l’abolizione del passato, e tra le cose buone del passato c’é anche un’eredità di cultura politica che Mattarella ha saputo interpretare, non solo il cattolicesimo democratico… Non è tornata la DC perché non può tornare… La cosa che mi colpisce nel democristiano Mattarella è la mitezza… che non è cedevolezza… è un uomo mite ma con la schiena dritta, lo ha dimostrato in passato e lo dimostrerà in futuro”.Nichi Vendola, leader di SEL, durante la puntata di Ballarò (RAI3) del 03/02/2015
Un commento critico di Rina Brundu. Francamente riguardo le cose di Vendola ero rimasta alla mitica imitazione fattane da Checco Zalone, una imitazione che per la sua qualità estetica dovrebbe essere dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Per il resto Vendola non lo conoscevo – salvo sentire della sua “leggenda” d’intellettuale radical-chic. Ieri però ho ascoltato la sua apologia (trascritta qua sopra a mo’ di incipit) mattarelliana e debbo dire che mi ha colpito parecchio.
Sono anni che non mi dedico troppo, purtroppo, alla lettura di testi letterari italiani (non che siano poi tanti), ma se dovessi andare indietro nel ricordo non faccio difficoltà a dire che il discorso vendoliano somigliava vagamente ai discorsi che immaginavo prodotti dal mitico avvocato lecchese Azzecca-Garbugli di manzoniana memoria. Mi spingo fino a dire che con quei discorsi mantiene una identità significazionale molto diseducativa: si parla per non dire e per persuadere colui o colei che non sa come ribattere. Per ottenere il risultato non si esita a ricorrere a strategie dialettiche dubbie e intellettualmente disoneste. Dato per assodato che sia i discorsi berlusconiani prima che quelli renziani poi, sono senz’altro jingles di un’infinita filostrocca promozionale e pubblicitaria, santo Dio!, ma con quale malizia (o con quale naiveté?) si riesce a mettere sullo stesso piano l’obiettivo politico di un ruspante e aggressivo candidato alla premiership e il discorso pacato che per voler di ogni logica deve fare il Presidente appena eletto di una Repubblica come la nostra? O forse Vendola è davvero convinto che un discorso quale quello da lui decantato sarebbe stato sufficiente a far eleggere Mattarella premier qualora lui fosse stato al posto di Renzi o di Berlusconi?
Ecco (senza neppure entrare nel merito delle tematiche stilistiche, lessicali, degli add-ons biblici e obsoleti, per carità del Signore!), a mia avviso il populismo politico ha infinite via, una delle peggiori è proprio questa: utilizzare la naturale prosopopea per convincere il popolino (o quello che si ritiene sale) dell’esistenza di idee pregnanti, le quali, nel caso improbabile ci fossero davvero, sono evidentemente poche, confuse e private di una qualsiasi sostanza. La genialità – anche e soprattutto intellettuale – viaggia su altri binari.
A questo proposito ogni onore a Vittorio Feltri che con un’umiltà ammirevole gli ha risposto: “Certo la DC non può tornare, ma il democristiano sì, e il caso Mattarella ne é ormai un esempio classico”. Mentre il discorso del Presidente lo ha liquidato con grande onestà: “Era banale, di grande banalità”.
Concordo al 100% con Vittorio Feltri. Non solo il discorso era banale ma non avrebbe potuto essere altrimenti. Cioè, in che altro modo avrebbe dovuto essere se non così? Rivoluzionario, forse? Ce lo spieghi Vendola se può, possibilmente usando una data linearità di linguaggio perché viviamo tempi e strade digitali mica contorte carreggiate medievali stile labirinto di Cnosso e senza chiara via d’uscita.
Featured image, il dottor Azzecca-Garbugli in un’illustrazione.