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"La tregua" di Mario Benedetti, il malinconico "mestiere di vivere"
Creato il 02 gennaio 2015 da Gaetano61""Domenica, 17 marzo
Se mai un giorno mi suiciderò, sarà di domenica. È il giorno più scoraggiante, il più insulso. Vorrei starmene a letto fino a tardi, almeno le nove o le dieci, ma alle sei e mezza mi sveglio spontaneamente e non riesco più a chiudere occhio. A volte mi domando che cosa farò quando tutta la mia vita sarà una domenica. Chissà, magari mi abituerò a svegliarmi alle dieci. Sono andato a pranzo in centro perché i ragazzi sono fuori per il fine settimana, ciascuno per conto proprio. Non me la sono sentita neppure di intavolare con il cameriere il banale, solito scambio di opinioni sul caldo e i turisti. Due tavoli più in là, c’era un altro solitario. Era accigliato, rompeva i panini con i pugni. Due o tre volte gli ho lanciato un’occhiata, e a un certo punto i nostri sguardi si sono incrociati. Mi è parso che nel suo ci fosse odio. E che c’era, per lui, nel mio? Dev’essere una regola generale: i solitari non simpatizzano tra loro. O non sarà invece che siamo davvero antipatici?
Sono rincasato, ho fatto un riposino, mi sono alzato stanco, di malumore. Mi sono preparato un mate e mi ha disgustato il suo sapore amaro. Allora mi sono rivestito e sono tornato in centro. Questa volta sono entrato in un caffè; ho trovato un tavolino proprio accanto alla finestra. Nel giro di un’ora e un quarto, sono passate esattamente trentacinque donne interessanti. Per ammazzare il tempo, ho abbozzato una statistica dei particolari che più mi piacevano in ciascuna. L’ho segnata su un tovagliolino di carta. Ecco i risultati: di due, il viso; di quattro, i capelli; di sei, il seno; di otto, le gambe; di quindici, i fianchi. Netta vittoria dei fianchi. ""
Quello sopra riportato è un estratto del libro "La tregua", scritto dall'uruguayano Mario Benedetti, uscito nel 1960 e ripubblicato da Nottetempo nel 2014, diventato in breve, come si dice con espressione abusata quando un libro ha successo, un caso editoriale. É il libro della stanchezza di vivere, e di quando, in questa stanchezza, irrompe una persona che quella vita può cambiare, ma solo per un periodo breve, per riprecipitare nella situazione precedente. Rimando alla recensione che ne ha fatto Francesca Fiorletta per il sito Nazione Indiana
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