Magazine Psicologia

La triplice struttura del comportamento interattivo

Da Bruno Corino @CorinoBruno


All’interno di una punteggiatura di sequenze, possiamo isolare una “sequenza minima comportamentale”, formata da una triplice costellazione di scambio reciproco. Questa struttura minima rappresenta una sorta di unità molecolare, una unità di base, che messa in connessione con tutte le altre forma, appunto, una sequenza ininterrotta di eventi. Questa struttura minima rappresenta una sequenza ininterrotta di eventi. Questa struttura minima è costituita da tre eventi comportamentali, che possiamo classificare, rispettivamente, come «comportamento antecedente» (A), «comportamento di ritorno» (R), e come «comportamento conseguente» (C): ogni comportamento messo in atto da un agente viene punteggiato da un comportamento di ritorno del paziente, cui segue, a sua volta, un altro comportamento dell’agente. Classifichiamo il comportamento di ritorno sempre come il comportamento dell’Altro.
La sequenza minima si presenterà in questa forma: …A1 - E1 – C1 /- A2- E2 – C2 /An – En – Cn

sequenza ininterrotta di eventi, il comportamento conseguente (C1) della sequenza minima coinciderà con il comportamento antecedente (A2) e cosi via. Per cui, se disponiamo la sequenza in modo lineare, avremo la seguente forma:

punto di vista di X = …C1 - E1 - C2 - E2- C3 - E3- C4 - E4 - C5 - E5 - Cn - En

punto di vista di Y = …C1 - E1 - C2 - E2- C3 - E3- C4 - E4 - C5 - E5 - Cn - En....

Le due sequenze sono perfettamente identiche.

In base al principio di reciprocità, ciò che possiamo affermare all’interno di una sequenza interattiva è che ogni comportamento regola un altro comportamento. Nel momento in cui uno dei due agenti, che partecipa all’interazione, percepisce (o valuta) il proprio comportamento come causa (stimolo) o come effetto (reazione) dell’altrui comportamento, il rapporto tra i due non è più simmetrico, ma diventa asimmetrico. Colui il quale si attribuisce – o attribuisce all’altro – la responsabilità di aver determinato, provocato o causato l’esito è colui che si attribuisce – o attribuisce all’altro – la responsabilità, la colpa o il merito di averlo provocato, e quindi ritiene il proprio comportamento come causa dell’esito, e l’esito viene percepito come effetto. Chi percepisce il proprio comportamento come effetto di un esito, attribuisce la causa al comportamento altrui; e chi si attribuisce la causa dell’esito percepisce l’altrui comportamento come effetto del proprio comportamento. Infine, chi percepisce il proprio comportamento tanto come causa tanto come effetto, percepisce anche l’esito allo stesso modo.

Effetto reciproco: il tratto A/C. Nell’effetto reciproco (o circolare) ogni comportamento viene percepito come causa/effetto, perciò possiamo dire che ciò che viene osservata è il tratto A/C. L’effetto è reciproco, in quanto l’esito (effetto del comportamento), sia come risposta positiva che come risposta negativa funziona in entrambi i casi come stimolo (causa) del comportamento successivo.

Effetto retroattivo: il tratto A/E. Chi percepisce il proprio comportamento come causa, osserva l’esito come effetto del proprio comportamento; nella sequenza si seleziona il tratto A/E; in questa modalità, l’agente percepisce ogni esito come provocato dal proprio comportamento. L’esito, pertanto, dipende dal comportamento, cioè il comportamento è in funzione dell’esito: E = f (C).

Effetto lineare: rapporto E/C. Chi percepisce il proprio comportamento come effetto, osserva il tratto E/C della sequenza. In questa modalità, il comportamento dipende dall’esito: C = f (E).


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