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É da una settimana nei cinema italiani, "The Program", il film di Stephen Frears sulla triste parabola del ciclista statunitense Lance Armstrong. Il film si basa sull'omonimo libro di David Walsh (Sperling & Kupfer, 2015, qui), il giornalista del Sunday Times che fu tra i primi a porsi delle domande sulla genuinità delle sue vittorie. Nel giro di pochi anni, Armstrong è passato dal record di vittorie (sette consecutive) al Tour de France, alla imbarazzante verità sul doping di cui faceva uso. In mezzo la sua vittoria sul cancro, che ne aveva fatto un esempio di forza d'animo per quelle persone che stavano sperimentando lo stesso male. Nel film emerge bene, secondo me, il cinismo del corridore, una sua pretesa quasi "invincibilità" da raggiungere con ogni mezzo, unita ad una parallela "immunità", basata sulla sua immagine "pulita" di persona che aveva battuto il cancro, impegnata nel sostenere la ricerca sulla malattia. É un film anche sul giornalismo d'inchiesta, quello che non si accontenta di riportare il dato di cronaca, ma che si pone domande.
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