Magazine Viaggi

La triste vicenda di un pittore eretico.

Creato il 15 febbraio 2015 da Il Viaggiatore Ignorante
La triste vicenda di un pittore eretico.Correva l’anno 1561.Mese di febbraio.Neve e ghiaccio, ovunque.Sacra Romana Chiesa, tramite la Santa Inquisizione, bramava per soggiogare le valli alpine, infestate dall’eresia luterana, al suo credo.Quel febbraio, da Milano, parte l’ordine di inquisire tale Giacomo da Cardone.
Inquisitore generale, della sede del Sant’Uffizio di Milano, era Angelo Avogadri.Motivo dell’arresto di Giacomo?Eresia, derivante dall’adesione alle idee riformate.Era un luterano!L’ambiente artistico, da sempre e lo sarà sempre, è luogo idoneo al proliferare delle idee rivoluzionarie o, semplicemente, in contrasto con l’ambiente politico e religioso predominante in un dato momento storico.Giacomo conobbe le “cure” di fra Angelo Enguada, inquisitore di Milano agli ordini di Angelo Avogadri.Il pittore, venuto da Montecrestese, subì una doppia umiliazione!La tortura fisica e quella psicologica.Con il pittore ossolano ci troviamo di fronte al fatto che esiste una forma di tortura distinta dal danno fisico, dal supplizio della carne!Siamo in ambito psicologico, dove l’umiliazione fisica è sostituita, o aggiunta, alla prevaricazione mentale.Giacomo subì pesante inquisizione, il che significa che la tortura conobbe il suo corpo.La triste vicenda di un pittore eretico.La tortura in cosa consisteva?Nel tratto di corda o squassamento.Questa tipologia è nota per essere stata la prima utilizzata dalla santa Inquisizione. La vittima era lasciata con indosso solo i “mutandoni”, incatenata alle caviglie e con i polsi legati, saldamente, dietro la schiena con una corda “spessa”, che veniva fatta passare su una carrucola fissata al soffitto della camera della tortura. Gli inquisitori, che ricordiamo essere frati, issavano il torturato fino all’altezza di circa sei piedi dal pavimento.Alle caviglie erano legati pesi di ferro, per fare in modo che la gravità della persona venisse a pesare sulle giunture delle spalle.In quella posizione a Giacomo fu chiesta la verità!
“ Sei tu un aderente della religione luterana?”
Nel caso in cui il pittore si fosse rifiutato di parlare, la sua schiena avrebbe conosciuto la flagellazione.Sangue!Le sue spalle avrebbero iniziato a subire slogature e dislocamenti!Questa tortura era eseguita con diversi gradi di durezza, secondo la natura del reato di cui era accusato il prigioniero.Il giudice diceva:
“..il prigioniero deve essere interrogato applicando la tortura”
Il malcapitato era sollevato da terra con la fune.L’inquisitore si poteva spingere oltre:
“..che si torturi il prigioniero”
L’eretico era sottoposto allo squassamento per una volta.Se il carnefice, perché così dovrebbero essere chiamati gli inquisitori,  dichiarava.
“..che lo si torturi bene”
L’uomo veniva sottoposto a squassamento per due volte.Infine vi era la sentenza devastante:
“..che venga torturato duramente”
Al prigioniero erano applicati i pesi alle caviglie..Giacomo da Cardone abiurò!Non sappiamo a quale livello di tortura fu sottoposto, sappiamo che qualche tempo dopo l’arresto ritornò nella natia Montecrestese.Qui finisce la tortura fisica.Inizia quella psicologica.La triste vicenda di un pittore eretico.Giacomo da Cardone subì una pesante punizione.Doveva portare, sempre, cucita sui propri vestiti una croce rossa. Queste croci di stoffa erano in corrispondenza del petto, delle spalle oppure portate sul cappello. Per le donne potevano trovarsi sul velo.Il pittore si doveva recare a messa tutti i giorni festivi.Non era sufficiente, assolutamente no!Assisteva alla funzione, inginocchiato, sul pavimento della chiesa e con una candela accesa nella mano.Giacomo doveva recarsi quattro volte l’anno dal parroco di Montecrestese per confessarsi. Il prelato mandava una relazione dettagliata all’inquisitore.Essendo pittore doveva, entro pochi mesi dalla sentenza, dipingere San Rocco sulle mura della propria casa.San Rocco?La triste vicenda di un pittore eretico.Santo invocato contro la peste e le malattie gravi.Non mi convince.San Rocco fu imprigionato come spia a Voghera. Rimase dimenticato in un carcere per almeno tre anni. In quel luogo desolato trovò la morte.La Santa Inquisizione scelse san Rocco come monito per il prigioniero?
“…noi possiamo controllare chiunque e quando vogliamo, noi abbiamo le nostre spie. Noi abbiamo i preti che curano il gregge…”
L’elenco delle severe punizioni non si arresta al dipinto del santo.Per i tre anni successivi alla sentenza, Giacomo, era obbligato a digiunare, a pane ed acqua, le vigilie delle feste comandate.Non è ancora finita!Doveva tenersi pronto a ripetere in pubblico, a Montecrestese, il suo atto d’abiura.Per concludere l’elenco gli fu revocato l’esercizio dell’attività notarile e qualsiasi altro ufficio pubblico.La punizione vi sembra pesante?Assolutamente no!Giacomo da Cardone, uomo fortunato!La triste vicenda di un pittore eretico.Non dovette assistere alle fiamme che, velocemente, distruggevano il suo corpo.Negli anni successivi la sentenza decise di costruire una nuova casa, sempre a Montecrestese dove vivere con moglie e figli.In questo nuovo edificio si sentì libero di sfogare la propria fantasia, di lasciar andare il braccio e di liberare la mente.Il 5 ottobre del 1565, quattro anni dopo la pubblica abiura, i consoli del paese si riunirono per far ottenere, a Giacomo, il reintegro nella sua attività notarile.Un interessante documento riporta:
“Giacomo da Cardone dopo essere caduto nell’eresia, dopo la sua penitenza, è sempre vissuto da cattolico e cristiano secondo i precetti della Santa Cattolica Ortodossa e Romana chiesa e come si conviene a quell’uomo probo che sempre fu, eccetto la caduta di sopra, ed è al presente, ed ha sempre condotto vita onesta modesta e morigerata.”
Il 19 agosto del 1566 il vicario generale del vescovo di Novara reintegrò Giacomo all’attività di notaio.Dell’attività di notaio è andato tutto perduto… quasi tutto!Interessante un documento, del 1591, in cui attesta che un frate inquisitore abbia soggiornato presso l’abitazione del pittore.Un inquisitore in casa di un processato per eresia?La triste vicenda di un pittore eretico.Il motivo che portò il frate in quelle terre doveva essere molto importante!Lo era!Si dovevano processare delle donne per stregoneria!L’eresia si era trasformata, modificata!La caccia alle streghe era iniziata!Il frate, inquisitore, all’interno della casa di Giacomo da Cardone, la nuova casa, quella costruita dopo l’abiura, cosa avrà pensato guardando le pareti affrescate?In quella casa ci sarà un San Rocco a testimoniare che la Chiesa vede tutto?
Fabio Casalini.
Bibliografia- Marina Benedetti, Inquisitori a Milano dalla metà del XIII secolo, in "ACME", LVIII, 2005, pp. 175-238- George Riley Scott, Storia della tortura. Mondatori. 1999.- Tullio Bertamini. Le disavventure del pittore Giacomo di Cardone, in Oscellana Giugno 1991.
Le fotografie si riferiscono alla Parrocchiale di Montecrestese, dedicata a Santa Maria Assunta.1- Particolare della crocifissione.2- Particolare della crocifissione.3- Affresco della crocifissione.4- San Rocco affrescato nella navata di destra.5- San Sebastiano affrescato nella navata di destra.6- Fonte battesimale con affresco della crocifissione.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine