La Turchia contemporanea. Dalla repubblica kemalista al governo AKP, di Lea Nocera, uscito nel maggio 2011 per l’editore Carocci, è uno degli ultimi libri usciti in Italia sulla storia della Turchia contemporanea; di agile lettura, ne consiglio la consultazione a tutti coloro che sono interessati a conoscere meglio la storia recente del paese anatolico.
La Turchia negli ultimi anni ha dato continue prove di grande dinamismo politico e sociale e fermenti culturali: in meno di dieci anni ci sono stati la vittoria di un partito di ispirazione islamica, l’avvio di negoziati per l’adesione all’Unione Europea e le conseguenti pressioni per una maggiore tutela dei diritti umani e delle minoranze, crescita economica esponenziale ed un maggior ruolo del paese sulla scena internazionale. Una delle maggiori difficoltà, a parere della Nocera, è la mancanza di chiavi di lettura adeguate per comprendere una società in così rapida trasformazione, dal momento che in Italia ci si è concentrati più sullo studio dell’impero ottomano che sulla contemporaneità ed è inoltre mancato un fenomeno migratorio come quello che ha investito altri paesi europei, in primis la Germania, che inevitabilmente spinge a comprendere meglio le dinamiche e i processi sociali nel Paese d’origine.
Per tale motivo gli studi sulla Turchia si limitano soprattutto alle relazioni internazionali e al processo d’integrazione europea o ai primi anni della repubblica kemalista. Ciò rende molto difficoltoso analizzare ed interpretare l’evoluzione politica del paese ed i fenomeni storico-sociali, economici e culturali che hanno accompagnato il processo di modernizzazione e di definizione nazionale della Turchia, difficoltà che si può percepire nei faticosi tentativi di gran parte dei commentatori di capire l’affermazione di un islamismo politico peculiare ben diverso da fenomeni analoghi in medioriente.
Il libro propone quindi un quadro della storia della Turchia contemporanea a partire dalla fondazione della repubblica fino agli sviluppi più recenti, centrando in particolare l’attenzione sui momenti di cesura politica: il passaggio al multipartitismo, i diversi colpi di Stato ed interventi dei militari, la vittoria alle elezioni del partito di ispirazione islamica AKP, senza dimenticare lo sviluppo di alcuni temi non secondari come le tendenze della politica economica ed estera che hanno influenzato la società turca, gli sviluppi dell’islam politico ed il ruolo delle minoranze.
In conclusione, secondo l’autrice l’AKP è stato capace di dare un nuovo slancio al processo di modernizzazione iniziato con la fondazione della repubblica per opera di Mustafa Kemal Atatürk, è infatti possibile tracciare una linea di continuità che permette di reinterpretare i numerosi momenti di rottura come fasi successive nella difficile definizione di uno Stato nazionale, erede dell’impero ottomano. I passi in avanti verso una maggiore democratizzazione sono notevoli, sebbene restino ancora irrisolte alcune importanti questioni: i Curdi, il genocidio armeno, gli Aleviti.
Nonostante i diversi tentativi del governo ed alcune importanti iniziative (concessione di piazza Taksim per i festeggiamenti del 1 maggio dopo più di 30 anni, o per svolgere una commemorazione del genocidio armeno) le spinte nazionalistiche sono ancora profondamente radicate nella politica turca, ma senza dubbio il processo di democratizzazione e trasformazione politica, a cui ha contribuito il partito di Erdoğan, ha incoraggiato l’espressione di nuove istanze da parte della società che guadagnano sempre maggiore spazio e rilevanza, oltre che generare cambiamenti nell’opposizione kemalista, che cerca di rinnovarsi e gettare le basi per una sana alternanza democratica.
Tutto ciò dimostra come la storia turca sia intrisa del discorso politico sulla nazione, la democrazia e la modernità, portando ad una continua ridefinizione del paese, pagata al prezzo di fasi di instabilità politica ed economica, un percorso che non si è mai arrestato ma che si apre su orizzonti diversi, in cui ci si augura che la Turchia sia capace di resistere a nuove spinte nazionalistiche e derive autoritarie.