Mi hanno segnalato questo post di Mauro Barberis: giurista, docente universitario, editorialista, blogger de Il Fatto; il neretto è mio:
Ma il simbolo più potente, la foto che ha fatto il giro del mondo, è naturalmente quello della ragazza turca vestita di rosso che ha affrontato gli idranti della polizia in assetto antisommossa, come lo studente cinese i carri armati. I testimoni dicono che prima è caduta sotto il getto, poi si è rialzata e l'ha sostenuto impavida, infine è scomparsa, chi dice arrestata dalla polizia e sparita nelle carceri turche, come Amina in Tunisia, chi dice semplicemente rientrata a casa per non farsi trovare dai poliziotti. Mi piace pensare che non sia una delle tante belle ragazze a viso nudo della borghesia turca, che oggi portano al collo la mascherina contro i lacrimogeni come una collana; vorrei che fosse una ragazza come tante altre, vessata in casa dal padre, dalla madre e dai fratelli e a scuola dai professori, silenziosa e anche un po' enigmatica, almeno sino a quel gesto plateale.Al di là del parallelo alquanto forzato tra spray al peperoncino e carrarmati, chi lo ha stabilito che le ragazze "come tante altre" non appartenenti alla borghesia turca sono vessate da padri, madri, fratelli e professori?
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