La composizione etnica e sociale delle isole [dei Principi, o Adalar] è leggermente diversa da quella di Istanbul. Quando i greci ortodossi furono cacciati via dalla Turchia (vedi il terribile Progrom di Istanbul) e scambiati con le comunità turche in Grecia, una minoranza straniera riuscì a salvarsi: era quella delle Adalar, dove ancora oggi si respira la stessa aria multiculturale della Istanbul di 200 anni fa. Tuttavia, la percentuale di ortodossi è scesa parecchio col tempo; infine, Fatih Il Conquistatore Erdogan (il Premier) sta progettando di costruire un’enorme moschea sulla cima di una delle isole, in modo da marchiare definitivamente anche l’ultimo lembo di terra ortodossa.
In effetti, l’enorme moschea di Erdoğan il Conquistatore sorgerà altrove, sulla collina di Çamlıca (sponda asiatica del Bosforo): sicuramente non su una delle colline isolane, dalle dimensioni piuttosto ridotte. E poi, cosa sarebbe questo “ultimo lembo di terra ortodossa” da “marchiare definitivamente”? “Terra ortodossa”? In che senso? Il territorio delle isole dei Principi è in realtà marchiato da secoli: con chiese di ogni denominazione, sinagoghe e per l’appunto moschee; e anzi, come ho scritto più volte, il rispetto per la natura polifonica della Turchia è proprio il tratto distintivo dell’Akp: ne è prova, ad esempio, la restituzione al patriarcato ecumenico della foresta di Heybeliada – sulla collina dell’omonima isola – che circonda il seminario greco-ortodosso. No, non c’è verso: i musulmani devono essere per forza “cattivi”!
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