Che poi, in effetti, se passerà la riforma presidenziale voluta dall’Akp un rischio notevole di sbilanciamento del sistema in senso autoritario c’è eccome: l’attuale legge elettorale – proporzionale di collegio a liste bloccate – darebbe a un eventuale presidente capo dell’esecutivo eletto a suffragio universale e leader di partito la possibilità di controllare simultaneamente governo e parlamento. Un rischio assolutamente da evitare.
Ieri è arrivata la pungente risposta di Erdoğan. Se l’è presa – e giustamente! – coi media che hanno travisato le sue parole, ha riaffermato – ma ce n’era davvero bisogno? – che il principio della separazione dei poteri è la base di ogni sistema democratico e che l’Akp intende rispettarlo, ha lanciato una bella frecciata al leader dell’opposizione Kılıçdaroğlu: ricordandogli che il suo partito – il Chp kemalista – è stato fautore dell’unione dei poteri nella prima fase della repubblica e che la sola separazione dei poteri che conosce – a partire dal colpo di stato del 1960 – è quella tra esercito, aviazione e marina (militare).
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