Qualche giorno fa, Okan Baş è stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione solamente – sottolineo: solamente! – per aver espresso un’opinione (in riferimento a un suo articolo nella rivista Statüko). Strano, i colleghi italiani d’agenzia – sempre solerti a denunciare lo scandalo dei “giornalisti in prigione” in Turchia – si sono fatti scappare questa notizia! Ma comunque, hanno quindi ragione i critici/contestatori dell’Akp che parlano di autoritarismo, di putinismo, di libertà di stampa che non c’è etc etc?
Un momento: prima di avventurarsi in giudizi sommari, non sarebbe meglio chiedersi per quale motivo Okan Baş è stato condannato? Per aver criticato Erdoğan, forse? Per essersela presa con l’Islam? Beh, no: Okan Baş è stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione perché ha sostenuto che dopotutto l’assassino di Hrant Dink qualche ragione ce l’aveva.
E adesso, come la mettiamo?
Non sarà che la libertà assoluta di manifestare il proprio pensiero – qualunque esso sia – non c’è mai stata da nessuna parte? E che la legge stabilisce dei limiti per proteggere la libertà altrui? Che se partecipi a dei complotti o se giustifichi l’uso della violenza da parte di chi compie azioni di guerriglia e azioni terroristiche la libertà degli altri la violi? Certo, anche io ritengo che in Turchia – l’ho già scritto – si faccia un abuso clamoroso della carcerazione preventiva e che per combattere il terrorismo (perché di questo stiamo parlando: il terrorismo è un fenomeno politico, violenza e propaganda vanno a braccetto) sbattere in galeria i suoi apologeti sia controproducente: ma tutto ciò con l’autoritarismo, con il putinismo e con la libertà di stampa che non c’è non ha molto a che vedere.
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