Dopo l'attacco di Ankara costato la vita a 37 persone, l'esercito turco ha ucciso 45 militanti del Pkk in Iraq. Intanto, scontri tra polizia e curdi a Diyarbakir
Combattenti del Pkk nel nord dell'Iraq. Credit: Azad Lashkari
All'indomani dell'attacco alla capitale turca Ankara del 13 marzo 2016 in cui sono morte 37 persone, l'esercito turco ha lanciato attacchi aerei nell'area dei monti Qandil, nel nord dell'Iraq, dove si trovano le principali postazioni curde appartenenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).
L'esercito ha annunciato di aver ucciso 45 militanti. I raid aerei hanno inoltre distrutto due depositi di armi e due lanciarazzi.
Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, in un discorso tenuto il giorno dopo l'attacco ad Ankara, ha detto che il reato di terrorismo avrebbe dovuto subire alcune modifiche, al fine di includere sotto questo capo d'accusa non solo i militanti ma anche coloro che sostengono o simpatizzano con le attività dei terroristi.
"I terroristi sono quelli che fanno esplodere le bombe o che premono il grilletto, ma sono i sostenitori che consentono di raggiungere i loro obiettivi", ha detto Erdogan.
Intanto, nella notte tra il 14 e il 15 marzo, quattro persone sono state uccise in uno scontro tra le forze di sicurezza e militanti curdi nel sud est della Turchia.
I combattenti del Pkk nel quartiere Kaynartepe della città di Diyarbakir si sono scontrati con le forze di sicurezza per tutta la notte. Le vittime sono un agente di polizia e tre militanti.
Le violenze nel sudest della Turchia sono riesplose nel mese di luglio 2015, dopo che la tregua, durata circa due anni, è stata interrotta.
(Qui sotto: in rosso il luogo degli scontri, Diyarbakir e dei raid aerei, i monti Qandil)
Fonte: The Post Internazionale